Ferruccio Corradino Squarcia (Santa Vittoria in Matenano, 26 giugno 1910 – El Cogul, 27 dicembre 1938) è stato un militare, calciatore e giornalista italiano decorato con la medaglia d'oro al valor militare durante la guerra civile spagnola.
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Ferruccio Corradino Squarcia | |
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Nascita | Santa Vittoria in Matenano, 26 giugno 1910 |
Morte | El Cogul, 27 dicembre 1938 |
Cause della morte | ferita da arma da fuoco |
Luogo di sepoltura | Cimitero di Saragozza |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Regio Esercito |
Anni di servizio | 1938 |
Grado | Tenente |
Guerre | Guerra civile spagnola |
Battaglie | Barcellona |
Decorazioni |
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Manuale |
Nacque a Santa Vittoria in Matenano, piccolo comune collinare in Provincia di Fermo. Figlio di Giuseppe Secondo Squarcia, giornalista anche lui, redattore de Il Giornale d’Italia e direttore del “Giornale di Ascoli” e della “Contessa della Sibilla”, cresce fin dalla tenera età nel capoluogo ascolano, frequentando il liceo classico “Francesco Stabili”.
Sportivo, praticante del gioco del calcio, ricoprì il ruolo di terzino indossando la maglia dell'Ascoli. Conclusa la carriera agonistica rimase ancora nel sodalizio bianconero come dirigente, affiancando la passione per il calcio a quella di giornalismo, divenendo corrispondente del quotidiano sportivo Il Littoriale.
Dopo la metà degli anni trenta, partì con il Corpo Truppe Volontarie per la Guerra civile spagnola - in appoggio del dittatore Francisco Franco e delle forze spagnole nazionaliste contro le forze del governo legittimo della Repubblica spagnola - partecipando a vari combattimenti. Squarcia era un ufficiale di complemento, del 225º Reggimento di Fanteria e nella guerra in Spagna si distinse anche per l'attività di giornalista come corrispondente di guerra. I suoi articoli comparvero anche su Il Popolo d'Italia.
Rimase ferito il giorno di Natale del 1938 nei pressi di Barcellona ad una mano, ma nonostante ciò rimase a combattere. Per la sua tenacia e il suo coraggio ricevette la medaglia d’argento al valor militare. Il giorno dopo ritornò in prima linea insieme al suo plotone, rinunciando completamente alla convalescenza. Ma la scelta gli costò la vita. Fu colpito al petto dal soldato nemico, ma non volle ancora una volta abbandonare la trincea, rimanendo vicino ai suoi soldati, guidandoli nella difficile battaglia. Ma le difficili condizioni non gli diedero scampo e il Tenente Squarcia trovò la morte la sera del 27 dicembre 1938. Fu decorato Medaglia d'oro al valor militare.[1]
L'onorificenza fu conferita nel 1938 dal regime fascista mussoliniano. https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/13968
Riposa nel Sacrario dei caduti italiani nella Torre-cimitero di Saragozza. Al suo fianco un altro concittadino ascolano Mario De Bernardis, morto anche lui nella guerra di Spagna.[2][3][4]
Gli è intitolato lo stadio Squarcia di Ascoli Piceno, che ospita il torneo cavalleresco della Quintana.
![]() | Medaglia d'oro al valor militare |
«Comandante di un plotone mortai, di rinforzo ad una compagnia avanzata, sotto violento fuoco di armi automatiche e tiro aggiustato di un pezzo di artiglieria nemica, portava il suo valido appoggio in un momento di estrema crisi. Rimasto con parti delle armi inutilizzate a causa della violenta reazione nemica e vista la compagnia presa tra due fuochi, non esitava - benchè ferito ad una mano - a slanciarsi avanti col suo plotone per meglio concorrere, con il lancio di bombe, all'esito favorevole dell'azione. Isolato ed accerchiato, resisteva sul posto. Ferito nuovamente e mortalmente all'addome da raffica di mitragliatrice, rimaneva sul posto incitando con l'esempio e con la parola il suo reparto fino al giungere dei rinforzi. A chi tentava di rincuorarlo, rispondeva con spartana fermezza: "So di essere ferito a morte! Questo è niente! Mi basta di aver mantenuto la posizione. Esempio di eroismo che destò l'ammirazione anche dell'avversario.» |
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