Prima di approdare al Seattle Sounders Women, aveva giocato con il Philadelphia Charge, in Svezia con il Kopparbergs/Göteborg, in Francia con l'Olympique Lyonnais, il Saint Louis Athletica l'Atlanta Beat e con il MagicJack, a livello giovanile, per i Washington Huskies.[1]
Con la nazionale statunitense, dove ha militato fino al 24 agosto 2016,[2][3] quando la Federazione USA le ha sospeso il contratto, ha collezionato oltre 120 presenze, vinto due titoli olimpici (nel 2008 e nel 2012), un titolo mondiale (2015) e ottenuto un secondo posto nel campionato del mondo nel 2011;[1] sempre con la nazionale detiene un primato di 1 054 minuti di imbattibilità della propria porta.[2]
Biografia
Hope Amelia Solo è nata a Richland, nello Stato di Washington, il 30 luglio 1981[1], figlia di un veterano della guerra del Vietnam di origine italiana[4].
Inizia a giocare come attaccante nella squadra del suo college, la Richland High School, con cui realizza 109 goal in tre anni.[1][3] Nel 1999, quando passa nelle giovanili dei Washington Huskies, lascia però il ruolo di attaccante per dedicarsi a quello di portiere.[3]
Hope Solo in azione al torneo olimpico di Rio de Janeiro 2016
L'anno seguente, il 5 aprile, fa il proprio debutto nella nazionale maggiore, in una gara contro l'Islanda.[1][2][3] Nel 2004, segue lo staff della nazionale nella vittoriosa trasferta ai Giochi Olimpici di Atene, pur non facendo parte ufficialmente della squadra.[1][2]
Nel 2007, durante il campionato mondiale, si rende protagonista di una polemica contro il proprio allenatore, Greg Ryan, che nella semifinale contro il Brasile, persa poi per 0-4, le preferisce la "veterana" Briana Scurry, nonostante i tre rigori parati nella partita precedente;[2][3][5] lo sfogo polemico al termine della partita costa a Solo l'allontanamento dalla squadra in vista della finale per il terzo posto.[3]
L'anno dopo, vince con la propria nazionale la medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Pechino.[1] Nel 2009 viene eletta miglior calciatrice statunitense dell'anno,[1] mentre dodici mesi dopo si rende protagonista di una nuova polemica, stavolta sul social network Twitter, in cui accusa i tifosi dei Boston Breakers di razzismo; la cosa le costa una multa di 2.500 dollari e un turno di squalifica.[3]
Il 17 luglio 2011, a Francoforte sul Meno, al termine della finale mondiale persa ai tiri di rigore contro il Giappone, riceve il premio come miglior portiere del torneo. Nel corso dell'anno appare inoltre senza veli, assieme ad altri sportivi, per l'edizione The Body Issue della rivista statunitense ESPN The Magazine.[6]
Nell'estate del 2012 partecipa, con la sua nazionale, ai Giochi olimpici di Londra e vince la sua seconda medaglia d'oro olimpica in carriera, conquistata grazie alla vittoria per 2-1 sul Giappone del 9 agosto.[7] Dopo i Giochi londinesi, il 14 dello stesso mese, esce la sua autobiografia, intitolata Solo: A Memoir of Hope. Il 10 luglio 2012 viene trovata positiva a un controllo antidoping,[8] ma è riuscita comunque a giocare la competizione.
Nel giugno del 2014 viene arrestata con l'accusa di violenza domestica ai danni della sorella e del nipote diciassettenne.[9] Viene in seguito rilasciata senza cauzione; il procedimento penale nei suoi confronti è ancora in corso, e l'8 giugno 2016 Hope si è vista rifiutare la sua richiesta che le accuse nei suoi confronti fossero respinte dal tribunale.[10]
Nel frattempo, nell'estate del 2015 partecipa da titolare al mondiale in Canada, dove vince il torneo subendo appena tre gol in sei partite.
Nel novembre 2017 ha accusato di molestie sessuali l'ex presidente della FIFA Sepp Blatter, che le avrebbe toccato il sedere durante la cerimonia di consegna del Pallone d'oro FIFA 2012;[11] Blatter ha respinto tali accuse.[11]
Palmarès
Club
Washington State Championship: 1
Washington Huskies: 1998
Nazionale
Hope Solo mostra la medaglia d'oro vinta a Pechino 2008
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