Erwin Stricker (Mattighofen, 15 agosto 1950 – Bolzano, 28 settembre 2010) è stato uno sciatore alpino italiano.
Erwin Stricker | ||
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Nazionalità | Italia | |
Altezza | 172 cm | |
Peso | 74 kg | |
Sci alpino | ||
Specialità | Discesa libera, slalom gigante, slalom speciale, combinata | |
Squadra | Carabinieri | |
Termine carriera | 1978 | |
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Stricker, originario di Bressanone, nel 1967 partecipò alla sua prima gara juniores a Colle Isarco, dove ottenne un secondo posto[1]; l'anno seguente vinse la "Stadtlerrennen", annuale gara di sci cittadina che si tiene sulla Plose, la montagna di casa di Bressanone, ottenendo il miglior tempo di tutte le categorie. Successivamente subì il suo primo infortunio sulle nevi dello Stelvio[2].
Debuttò in Coppa del Mondo nel 1969 e nel 1972 conquistò il suo primo piazzamento di rilievo classificandosi al 10º posto nello slalom speciale di Kitzbühel. Agli XI Giochi olimpici invernali di Sapporo 1972 non completò lo slalom speciale.
Il 24 marzo 1973 si aggiudicò il primo podio in Coppa del Mondo, un secondo posto nello slalom gigante di Heavenly Valley (Stati Uniti). Il suo secondo e ultimo podio in Coppa risale allo storico 7 gennaio 1974: quel giorno sulle nevi tedesche occidentali di Berchtesgaden nacque la Valanga azzurra, con cinque italiani nelle prime cinque posizioni del gigante; Stricker si piazzò terzo alle spalle di Piero Gros e Gustav Thöni e davanti a Helmuth Schmalzl e Tino Pietrogiovanna.
Nel 1974 partecipò ai Mondiali di Sankt Moritz, classificandosi 6º nello slalom gigante, ma poi subì nuovamente una grave caduta e fu operato all'ospedale di Bressanone. Nel 1976 prese parte ai XII Giochi olimpici invernali di Innsbruck 1976 (non completò la discesa libera e quindi si ritirò dalle competizioni. Fece un tentativo nel 1977 di tornare alle gare, ma nel 1978 decise di lasciare definitivamente[2].
Durante gli anni in nazionale Stricker si fece notare per diverse sue invenzioni applicate allo sci alpino; fu infatti il primo atleta a utilizzare le ginocchiere e il bastone aquilineo per la discesa, ad applicare agli sci da slalom il puntale a uncino per prevenire le inforcate ("Geierschnäbel")[3], il casco aerodinamico e quello da slalom[4]. Nel corso degli anni gli venne assegnato il soprannome "Cavallo pazzo": pur non possedendo il talento di alcuni suoi compagni della Valanga azzurra come Gros e Thöni, si mise in mostra per uno stile personale, molto irruente, che lo portava ad "aggredire" i tracciati[2][4]. Fu il primo sciatore dopo Karl Schranz e Jean-Claude Killy a entrare nel primo gruppo di merito di tutte le specialità previste alla sua epoca (discesa libera, slalom gigante e slalom speciale)[2]
Dopo il ritiro dalle competizioni si dedicò alla promozione dello sci alpino, anche nelle vesti di "ambasciatore" della FIS; tale attività lo portò a diffondere la cultura alpina anche in Paesi a essa tradizionalmente estranei, come la Cina[4]. Sposato con Linda, con cui ebbe due figli[5], morì nel 2010 a causa di un tumore cerebrale, a sessant'anni[5][6].
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