Giovanni Valetti (Vinovo, 22 settembre 1913 – Avigliana, 28 maggio 1998) è stato un ciclista su strada italiano. Professionista dal 1935 al 1948, vinse due volte il Giro d'Italia e fu il primo italiano a vincere un Tour de Suisse.
Giovanni Valetti | ||
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Nazionalità | ![]() | |
Ciclismo ![]() | ||
Specialità | Strada | |
Termine carriera | 1948 | |
Carriera | ||
Squadre di club | ||
1935 | Individuale | |
1936-1938 | ![]() | |
1939 | ![]() ![]() | |
1940 | ![]() | |
1941 | ![]() ![]() | |
1942-1943 | ![]() | |
1944 | Individuale | |
1945 | ![]() | |
1946-1948 | Individuale | |
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Nasce a Vinovo da Margherita Pelassa e Giuseppe Valetti, guardia forestale dell'Ordine Equestre Sabaudo. È il primogenito di cinque fratelli e due sorelle. A sedici anni entra come operaio nella fabbrica della Lancia di Torino e con i primi stipendi compra la sua prima bicicletta.
La seconda guerra mondiale fa da spartiacque alla sua carriera ciclistica. Infatti, dopo aver sposato Anna Paschiero nel 1943, apre una latteria a Cesana Torinese. Successivamente diviene operaio della fabbrica FIAT di Torino, attività che svolgerà fino alla pensione.
Muore il 28 maggio 1998. L'anno successivo gli viene conferito il titolo postumo di Grande Ufficiale della Repubblica.
Inizia a correre come dilettante nella sezione torinese "GS Vigor" nel 1931. Nei due anni successivi vince diverse coppe minori come il Campionato Piemontese Allievi, il Gran Premio Cerutti, il Campionato Piemontese Juniores e la Coppa S. Ambrogio. Queste belle prestazioni gli valgono la fiducia della GS Vigor che nel 1933 decide di inviarlo a Roma alla partenza del 1º Giro del Lazio, in sostituzione di un compagno di squadra ammalato. Giovanni Valetti vince una tappa e conquista la classifica finale.
Alla fine del 1935 ottiene il suo primo contratto da professionista con la squadra torinese Frejus dei fratelli Ghelfi. Esordisce al Giro di Lombardia dello stesso anno. Nel 1936 Valetti partecipa al suo primo Giro d'Italia con la maglia della Frejus. Parte come gregario di Olimpio Bizzi, ma ben presto si impone come capitano della squadra terminando la corsa al quinto posto. Vince Gino Bartali, all'epoca ventiduenne. Nel Giro d'Italia del 1937 dimostra grandi qualità di ciclista possente in pianura, resistente in salita, veloce in discesa. Arriva secondo dopo Bartali. Valetti vince il Giro del 1938, conquistando fin da subito la maglia rosa e conservandola fino all'arrivo a Milano. Il secondo classificato si troverà a 10 minuti di distacco in classifica generale. Bartali è però assente, "invitato" (fu praticamente obbligato) dal regime a correre il Tour de France. Nel 1938 Valetti vince anche il Tour de Suisse, confermandosi uno dei migliori ciclisti al mondo. Il Giro d'Italia 1939 è caratterizzato dal duello fra Valetti e Bartali, che si alternano a vestire la maglia rosa nelle prime due settimane. Saranno le tappe dolomitiche a decretare il più forte ciclista italiano. Valetti, con una fuga vittoriosa sotto la neve del Passo del Tonale, arriva a Sondrio con quasi dieci minuti su Bartali e vince il suo secondo Giro d'Italia consecutivo. Nel 1940 passa alla Bianchi che vuole vincere a tutti i costi il Giro d'Italia. Ma a vincere sarà la Legnano con la giovane rivelazione Fausto Coppi. Concluderà la carriera partecipando alla Milano-Sanremo nel 1948. Nel 1955 tenta l'avventura come direttore sportivo alla Carpano, esperienza che però terminerà precocemente.
Corridore dal fisico potente e slanciato, aveva un'altezza eccezionale per un ciclista di quel periodo. Avendo grandi capacità di recupero e di gestione dello sforzo era adatto alle corse a tappe, mentre l'assenza di abilità in volata non lo favoriva nelle corse in linea. È stato definito il primo grande "passista - scalatore" della storia del ciclismo.[senza fonte]
![]() | Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana |
— Giugno 1999, d'iniziativa del Presidente della Repubblica Italiana |
A Giovanni Valetti nel 2011 il Comune di Vinovo ha intitolato una via, in una zona d'espansione edilizia civile.
Valetti è il protagonista del documentario Valetti il campione dimenticato, scritto da Lucio Lionello, Gabriele Monaco e Simone Gigiaro per la regia di Damiano Monaco.[1] Il documentario è prodotto dalla casa di produzione H12 e distribuito dall'Istituto Luce.
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