Emma Hayes (Camden, 18 ottobre 1976) è un'allenatrice di calcio inglese, tecnico del Chelsea femminile.
Emma Hayes | ||
---|---|---|
![]() | ||
Nazionalità | ![]() ![]() | |
Calcio ![]() | ||
Ruolo | Allenatore | |
Squadra | ![]() | |
Carriera | ||
Carriera da allenatore | ||
2001-2003 | ![]() | Femminile |
2003-2006 | Iona College | |
2006-2008 | ![]() | Assistente |
2008-2010 | ![]() | Femminile |
2012- | ![]() | Femminile |
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato. Il simbolo → indica un trasferimento in prestito. | ||
Statistiche aggiornate al marzo 2018 | ||
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Diventata allenatrice a 20 anni dopo che un grave infortunio aveva irrimediabilmente compromesso la sua carriera calcistica,[1] è nota per il suo contributo allo sviluppo della squadra femminile del Chelsea e, più in generale, del movimento calcistico femminile in Inghilterra,[2] meriti per cui ha anche ricevuto l'onorificenza dell'Ordine dell'Impero Britannico nel 2016.[3]
Ha conseguito una laurea nel 1999, ottenuta dopo aver studiato alla Liverpool Hope University, e un master.[2]
All'inizio del 2018, ha annunciato di aspettare due gemelli: pur avendo perso uno dei due bambini attorno al settimo mese di gravidanza, ha poi dato alla luce l'altro figlio, Harry, il 17 maggio seguente.[2][4][5]
Emma Hayes nasce e cresce a Camden, un borgo nei pressi di Londra, appassionandosi allo sport del calcio e iniziando a giocare fino a quando, a 17 anni, un grave infortunio alla caviglia dovuto a un incidente sugli sci le impedisce di continuare l'attività agonistica.[1][2] Decide quindi di affiancare agli studi alla Liverpool Hope University (dove si laurea nel 1999) il corso per allenatori di calcio e, una volta conseguita la licenza, inizia ad allenare all'età di 20 anni.[1]
Nel 2001, Hayes decide di trasferirsi negli Stati Uniti d'America, dove diventa responsabile tecnico delle Rough Riders, squadra femminile di Long Island, per quell'anno iscritta al campionato di W-1 Division: nella sua prima stagione, riesce subito a raggiungere il primo posto in Northern Division e ottenere la qualificazione alle Conference Finals. Rimane sulla panchina della società newyorkese anche per le due stagioni seguenti, con la squadra nuovamente iscritta alla W-League, mantenendosi su ottimi livelli. Al termine della stagione 2003, finalizza un accordo con l'Iona College di New Rochelle, che le offre la guida della squadra femminile di calcio, un ruolo che manterrà fino al 2006. In seguito, l'allenatrice ha riconosciuto che l'esperienza oltreoceano è stata fondamentale per permetterle di imparare come seguire al meglio le proprie giocatrici, sia come gruppo, sia singolarmente.[6]
Nel 2006, Hayes coglie l'occasione per rientrare in Europa, sottoscrivendo un contratto con l'Arsenal Ladies e lavorando come assistente della prima squadra e direttrice del settore giovanile, incarichi che manterrà fino al 2008. Durante quel biennio, sulla panchina delle londinesi siede Vic Akers, che l'allenatrice poi considererà il suo mentore,[7] capace di guidare l'Arsenal alla vittoria di ben sei trofei (la Premier League, la FA Women's Cup, la Coppa di Lega, il Community Shield, la UEFA Women's Cup e la London Women's Cup) nella sola stagione 2006-2007.[8]
Nel 2008, Hayes fa ritorno negli Stati Uniti, dopo che la squadra femminile delle Chicago Red Stars, squadra iscritta alla Women's Professional Soccer, le aveva offerto il posto di allenatrice.[9] Manterrà l'incarico fino al suo esonero, ufficializzato il 24 maggio del 2010.[10]
Continua comunque a lavorare nella massima serie americana: prima, come direttrice tecnica delle Western New York Flash, che con il suo aiuto ingaggiano giocatrici come la futura stella Alex Morgan e la campionessa Marta da Silva, allestendo così una rosa in grado di vincere la WPS nel 2011; poi, nel consiglio amministrativo delle Washington Freedom.
(EN)
«[Hayes] built everything at Chelsea – from having the kit washed to having food, to having our own building, to having our own training and pitches. Now, it’s an absolute professional setup, but everything's been a fight over the years to do that.» |
(IT)
«[Hayes] ha costruito tutto da zero al Chelsea - [grazie a lei] abbiamo ottenuto una lavanderia per le divise da gioco, una mensa, un complesso tutto nostro e dei campi per allenarci e giocare. Adesso le strutture sono assolutamente di prim'ordine, ma si è dovuto continuare a lottare per anni per poterle realizzare.» |
(Katie Chapman, tratto da un'intervista a The Guardian del 2021.[11]) |
Dopo essere tornata a Londra e aver lavorato per un breve periodo nell'impresa di famiglia (un ufficio specializzato in cambi di valute),[2] nell'agosto del 2012 Emma Hayes è stata ufficialmente nominata allenatrice della squadra femminile del Chelsea, in sostituzione del dimissionario Matt Beard.[12]
Tuttavia, nei primi anni con le Blues l'allenatrice si ritrova a lavorare in condizioni tutt'altro che favorevoli:[2] pur giocando nella massima serie, le giocatrici sono prive di tutele adeguate (in quanto la squadra è organizzata su base semi-professionistica)[13] e ancora strettamente dipendenti dalle strutture di allenamento della squadra maschile, e non dispongono nemmeno di una lavanderia e una mensa vere e proprie.[2][13] Tutti svantaggi enormi, che si ripercuotono anche sul rendimento della squadra stessa che, pur contando su giocatrici di qualità come Eniola Aluko e Sofia Jakobsson, conclude terzultima in campionato nel 2012 e sfiora la retrocessione un anno dopo.
Per svoltare le sorti del Chelsea, che nel frattempo ha avviato le operazioni per ottenere la licenza professionistica, nel 2014 Emma Hayes predispone un ampio rinnovamento della squadra, favorendo l'ingaggio di giocatrici del calibro di Katie Chapman (con cui aveva già lavorato all'Arsenal e a Chicago), Yūki Nagasato e la futura icona del club Ji So-yun. I risultati sono sorprendenti: le Blues terminano il campionato in seconda posizione, cedendo il passo al Liverpool solo per via della differenza reti, e si qualificano per la prima volta alla Women's Champions League; in più, raggiungono le semifinali in entrambe le coppe nazionali.
In preparazione alla stagione del 2015, gli exploit dell'anno precedente convincono la società ad investire ancora di più nella squadra, che nel frattempo è entrata a tutti gli effetti nel mondo del professionismo.[13] Fra le altre, si uniscono alle Blues le svedesi Hedvig Lindahl e Marija Banusic, l'irlandese Niamh Fahey e due futuri pilastri della squadra e dell'Inghilterra, Millie Bright e Fran Kirby. Sotto la guida di Emma Hayes, il Chelsea vince sia la sua prima FA Cup,[14] sia il suo primo campionato,[15] oltre a raggiungere i sedicesimi di finale della Champions League.[16]
Il 2 dicembre 2016, poco dopo la fine di una stagione in cui il Chelsea si piazza secondo in campionato (alle spalle del Manchester City) e raggiunge di nuovo la finale di FA Cup (persa però a favore dell'Arsenal), l'allenatrice viene insignita del titolo onorario di Dama di Commenda dell'Ordine dell'Impero Britannico, per i suoi contributi allo sviluppo del movimento calcistico femminile nel Regno Unito.[3]
Nell'ottobre 2017, Hayes rinnova il suo contratto con la società per altri tre anni e mezzo.[17] Segue immediatamente una stagione di altri grandi successi, dato che le Blues fanno di nuovo doppietta in campionato e in coppa nazionale, e riescono a raggiungere per la prima volta le semifinali di Champions League, dove però devono arrendersi al Wolfsburg.[18]
Dopo essere rimasta a secco di nuovi trofei nel 2019, la squadra viene nuovamente rinnovata da Emma Hayes, che riesce a portare a Londra alcune fra le giocatrici migliori d'Europa e del mondo, incluse l'australiana Samantha Kerr e la tedesca Ann-Katrin Berger. In questo modo, il Chelsea si laurea di nuovo Campione d'Inghilterra nel 2020.
Ancora migliore, però, è il bilancio della stagione 2020-2021: ulteriormente rinforzate da alcuni innesti, e in primis dalla danese Pernille Harder, il cui trasferimento richiede la spesa di una cifra record per quanto riguarda il calcio femminile,[19] le Blues conquistano il Community Shield (superando il Manchester City) e la Coppa di Lega (contro il Bristol City) e vincono il loro quarto campionato, stabilendo i nuovi record di vittorie (18) e punti (57) totalizzati in una singola stagione.[20] Come se non bastasse, Emma Hayes guida il Chelsea anche ad una sorprendente cavalcata in Europa, diventando la prima donna in grado di condurre la propria squadra a una finale di Champions League,[21] anche se le inglesi sono costrette a cedere al Barcellona (4-0) nell'atto finale del torneo.[22] Grazie agli ottimi risultati ottenuti, nel luglio del 2021 l'allenatrice ottiene la possibilità di estendere ancora il proprio contratto con la società londinese.[23]
Membro dell'Ordine dell'Impero Britannico | |
«Per i servizi al calcio.» — 11 giugno 2016[24][25] |
![]() | Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico |
«Per i servizi alle associazioni calcistiche.» — 1º gennaio 2022[26] |
Altri progetti
![]() | ![]() |