Già tra gli allievi, all'età di sedici anni, fu campione italiano;[1] specializzato in corse a tappe, si mise in luce anche tra i dilettanti: nel 1972 ottenne infatti la vittoria nella Settimana Ciclistica Bergamasca.
Bertoglio fra i suoi tifosi al Passo dello Stelvio, dopo la vittoria del Giro d'Italia del 1975
Passò professionista nel 1973 con la Brooklyn di Franco Cribiori, ma nei primi due anni di attività non ottenne vittorie.
Nel 1975, al terzo anno tra i pro e al primo in maglia Jollj Ceramica, riuscì ad imporsi al Giro d'Italia, in una corsa senza Francesco Moser (preparatosi per il Tour de France) ed Eddy Merckx (per infortunio), dopo una lunga lotta con lo spagnolo Francisco Galdós[1] Vestì per la prima volta la maglia rosa dopo il successo nella cronoscalata del Ciocco, prendendola al compagno di squadra Giovanni Battaglin, riuscì a difenderla anche nell'ultima tappa, quella con arrivo in salita al Passo dello Stelvio, e si aggiudicò la corsa con 41 secondi sul rivale spagnolo.[1] Nello stesso anno riuscì ad imporsi anche nella Volta Ciclista a Catalunya[2] e ottenne il secondo posto alla Coppa Bernocchi: questi risultati gli valsero la convocazione ai Campionati del mondo di Yvoir, che però concluse con un abbandono.
Nel 1976 vinse la Coppa Placci, e l'affermazione gli valse una nuova convocazione mondiale; si impose inoltre in un'altra tappa della Vuelta Ciclista a Catalunya e giunse terzo nella graduatoria finale del Giro d'Italia a meno di un minuto dal vincitore Gimondi; fu inoltre nono al Tour de France. Nel 1979 arrivò settimo al Giro, ottenendo uno dei suoi ultimi risultati di rilievo. Concluse la carriera nel 1980 dopo aver svolto per un anno ruoli di gregariato per Francesco Moser alla Sanson-Campagnolo.[2]
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