Professionista dal 1973 al 1988, è stato soprannominato Lo Sceriffo per la capacità di gestire il gruppo durante la corsa[1]; in carriera ha vinto un Giro d'Italia e diverse classiche, tra cui tre Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia, una Freccia Vallone, una Gand-Wevelgem e una Milano-Sanremo, oltre ad un campionato del mondo su strada ed uno su pista nell'inseguimento individuale.
Famosa fu la sua rivalità con Giuseppe Saronni, simile a quella di quasi trent'anni prima tra Bartali e Coppi.
Carriera
Gli esordi e i primi anni da professionista
Nato da Cecilia Simoni e Ignazio Moser in frazione Palù del comune trentino di Giovo, e cresciuto in una famiglia di ciclisti – tre dei suoi dodici fratelli, Enzo, Aldo e Diego, gareggiarono nel professionismo – iniziò l'attività ciclistica solo a 18 anni e da dilettante corse nella squadra toscana della Bottegone. Con la selezione italiana partecipò ai Giochi del Mediterraneo a Smirne nel 1971, vincendo la medaglia d'argento in linea, e ai Giochi olimpici di Monaco di Baviera del 1972, concludendo ottavo nella prova in linea e nono nella cronometro a squadre.
Passò al professionismo nel 1973 con la Filotex di Waldemaro Bartolozzi (affiancato da Aldo Moser), e subito si aggiudicò una tappa al Giro d'Italia, a Firenze, prima vittoria da pro. L'anno dopo si mise in evidenza con diversi successi nelle classiche del calendario italiano, tra cui Giro del Piemonte e Giro dell'Emilia, imponendosi anche alla Parigi-Tours. I primi risultati ai massimi livelli risalgono al 1975, quando vinse il Giro di Lombardia e si laureò campione italiano a Pescara, vincendo il Trofeo Matteotti. Partecipò una sola volta al Tour de France, proprio nel 1975, piazzandosi al settimo posto nella classifica generale con due vittorie di tappa: il prologo di Charleroi e la tappa di Angoulême. In quel Tour Moser si aggiudicò la classifica riservata ai giovani e indossò la maglia gialla per sette giorni.
1976-1980: il mondiale su strada e le tre Roubaix
Nel 1976 esordì con la prima di sei vittorie in nove anni alla Sei giorni di Milano (in carriera ottenne quindici affermazioni nelle Sei giorni). Con la nuova maglia Sanson, sempre diretto da Bartolozzi, si presentò al Giro d'Italia 1976: in quella "Corsa rosa" vinse tre tappe, vestì la maglia rosa per un giorno, dopo la cronometro di Ostuni, fece sua la prima di tre maglie ciclamino consecutive e concluse quarto nella graduatoria generale. Ai seguenti campionati del mondo su strada di quell'anno, ancora a Ostuni, giunse secondo dietro al belga Freddy Maertens, riuscendo comunque a vincere la maglia iridata nella gara di inseguimento su pista disputata nel velodromo di Monteroni di Lecce.
Nel 1977, dopo aver vinto la Freccia Vallone, vestì la maglia rosa al Giro d'Italia per tredici giorni, ma dovette accontentarsi della seconda piazza finale alle spalle di Michel Pollentier, capace di superarlo nella tappa di Cortina d'Ampezzo. In settembre a San Cristóbal, in Venezuela, diventò campione del mondo su strada battendo in uno sprint a due il tedesco occidentale Dietrich Thurau. Con la maglia iridata sulle spalle nel 1978 ottenne la prima delle sue tre vittorie consecutive alla Parigi-Roubaix, lasciando alle spalle gli specialisti Roger De Vlaeminck, Jan Raas e Freddy Maertens. Dopo aver vinto quattro frazioni al Giro d'Italia e la terza ciclamino, ed essere salito sul terzo gradino del podio del Giro, nel finale di stagione concluse nuovamente secondo ai campionati del mondo, bruciato di mezza ruota all'arrivo da Gerrie Knetemann, riuscendo comunque a imporsi alla Volta Ciclista a Catalunya e per la seconda volta al Giro di Lombardia.
Nel 1979, dopo essersi aggiudicato la Gand-Wevelgem (primo italiano) e la seconda Parigi-Roubaix, al Giro d'Italia vinse tre tappe, tra cui il prologo di Firenze, e vestì di rosa per otto giorni, salvo dover cedere il primato al rivale Giuseppe Saronni nella crono di San Marino e chiudere al secondo posto finale, proprio dietro Saronni. Dopo il Giro si laureò campione italiano su strada per la seconda volta, mentre ai mondiali su pista di Amsterdam venne battuto nella finale dell'inseguimento dal padrone di casa Bert Oosterbosch. Nella primavera del 1980 vinse la Tirreno-Adriatico, chiuse secondo al Giro delle Fiandre (suo miglior piazzamento nella gara dei Muri) e si impose nella sua terza Parigi-Roubaix, ancora in solitaria. Ripresentatosi al Giro d'Italia con ambizioni di vittoria, vinse il prologo e vestì la maglia rosa per cinque giorni, ma dovette presto arrendersi ai vari Bernard Hinault (poi vincitore), Wladimiro Panizza e Giovanni Battaglin, scivolando fino al nono posto in classifica e decidendo così di ritirarsi al termine della tappa di Cles[3].
1984: Miglior prestazione sull'ora e il Giro d'Italia
Favorito dalle caratteristiche di passista, nel 1984 a Città del Messico riuscì a battere il record dell'ora (massima distanza percorsa in un'ora) che apparteneva da dodici anni a Eddy Merckx. Il 19 gennaio 1984 aveva infatti stabilito il record di 50,808km, portandolo quattro giorni dopo a 51,151km. Il nuovo record era stato però ottenuto con l'utilizzo di un nuovo tipo di bicicletta a ruote piene, dette ruote lenticolari, per cui nel 2000 i suoi record vennero cancellati dall'Unione ciclistica internazionale che ritenne non comparabili i record ottenuti con ruote lenticolari rispetto a quelli con le ruote normali perché avvantaggiavano troppo i corridori rispetto a quelli che avevano corso con le biciclette tradizionali. Venne quindi introdotta, per le biciclette speciali, il termine di "Miglior prestazione sull'ora" distinto da "Record sull'ora" un termine riservato alle biciclette regolamentari[4][5]. Nello stesso anno si aggiudicò la Milano-Sanremo con un attacco nella discesa del Poggio; qualche mese più tardi, sempre grazie anche alla bicicletta con ruote lenticolari che a detta dello stesso Moser, a cronometro, si rivelò una scelta azzeccata perché portò via tre secondi al chilometro sul primo in classifica, il francese Laurent Fignon, riuscì a vincere con notevole distacco l'ultima tappa a cronometro del Giro d'Italia.[6] Il notevole distacco gli permise di colmare lo svantaggio in classifica nei confronti del francese e di vincere la classifica generale della "Corsa Rosa".
1985-1988: Gli ultimi anni di carriera
Si presenta al Giro d'Italia 1985, come campione in carica, con l'obiettivo di riconfermarsi come tale. Parte subito fortissimo conquistando il cronoprologo a Verona e vestendo la maglia rosa; tuttavia solo dopo due giorni, perderà il primato, in favore del suo rivale Saronni, il quale anch'egli la perderà in favore di Roberto Visentini, prima del passaggio definitivo al futuro campione di quell'edizione, Bernard Hinault. Moser riuscirà a conquistare altre due tappe e concludere secondo in classifica generale. Nella medesima stagione vinse anche il Giro dell'Appennino.
Nel 1986 si impose nelle due cronometro della Tirreno-Adriatico e prese parte per l'ultima volta in carriera, al Giro d'Italia: conquistò il terzo posto in classifica generale, salendo sul podio per soli 12", a discapito dello statunitense Greg LeMond, e vinse la cronometro di Cremona.
Il 1987 fu l'anno della sua ultima vittoria su strada, il prologo del Giro del Trentino. Su pista, vinse il titolo dell'inseguimento individuale. Nel 1988 colse anche l'ultima vittoria su pista, imponendosi nella Sei Giorni di Bassano del Grappa, con Danny Clark.
Dopo il ritiro
Nel 1994, sei anni dopo l'uscita dall'attività professionistica, Moser effettuò diversi tentativi di riappropriarsi del record dell'ora che nel frattempo era stato battuto da altri atleti. Penalizzato in parte dal vento di Città del Messico, non riuscì nell'intento; ottenne tuttavia la seconda miglior prestazione di sempre, risultato sorprendente per un ciclista di 42 anni.
Terminata la carriera ciclistica nel 1988 si è dedicato nuovamente all'attività agricola e vitivinicola, alla quale già il padre Ignazio in Val di Cembra era dedito. Nella tenuta di Maso Villa Warth, sulle colline poco a nord di Trento, coltiva insieme ai figli Francesca, Carlo e Ignazio, diverse varietà di uve.
Dopo il ritiro è stato anche costruttore delle biciclette che portano il suo nome.
Grande appassionato di caccia, soprattutto la caccia alpina, nel 2017 è protagonista della serie TV A caccia con Moser in onda sul canale 235 di Sky "Caccia TV".
Palmarès
Strada
1970 (dilettanti)
Gran Premio Palio del Recioto
Coppa Regole Spinale e Manez
1971 (dilettanti)
Milano-Busseto
Coppa Bologna
Gran Premio Sportivi di Poggio alla Cavalla
1ª tappa, 1ª semitappa Giro d'Italia dilettanti (Ravenna > San Pellegrino, cronometro)
6ª tappa Giro d'Italia dilettanti (Ravenna > San Pellegrino, cronometro)
Sei Giorni di Bassano del Grappa (con Clark e Amadio)
Sei giorni di Grenoble (con Anthony Doyle)
1987
Record dell'ora indoor Miglior prestazione sull'ora indoor (48,637 km)
Campionati italiani, inseguimento individuale
1988
Record dell'ora indoor Miglior prestazione sull'ora indoor (50,644 km)
Omnium di San Pellegrino Terme
Sei Giorni di Bassano del Grappa (con Danny Clark)
Piazzamenti
Grandi Giri
Giro d'Italia
1973: 15º
1974: 7º
1976: 4º
1977: 2º
1978: 3º
1979: 2º
1980: non partito (20ª tappa)
1981: 21º
1982: 8º
1983: ritirato
1984: vincitore
1985: 2º
1986: 3º
Tour de France
1975: 7º
Vuelta a España
1984: 10º
Classiche monumento
Milano-Sanremo
1973: 30º
1974: 12º
1975: 2º
1976: 8º
1977: 35º
1978: 6º
1979: 4º
1980: 6º
1981: 39º
1982: 4º
1983: 11º
1984: vincitore
1985: 32º
1986: 26º
1987: 27º
Giro delle Fiandre
1975: 25º
1976: 2º
1977: 4º
1978: 7º
1979: 11º
1980: 2º
1981: 32º
1982: 23º
1986: 25º
Parigi-Roubaix
1974: 2º
1975: 5º
1976: 2º
1977: 13º
1978: vincitore
1979: vincitore
1980: vincitore
1981: 3º
1982: 10º
1983: 3º
1985: 12º
1986: 8º
1987: 19º
Liegi-Bastogne-Liegi
1978: 3º
Giro di Lombardia
1974: 7º
1975: vincitore
1976: 6º
1977: 13º
1978: vincitore
1979: 14º
1981: 18º
1982: 3º
1983: 5º
1987: ritirato
Competizioni mondiali
Campionati del mondo su strada
Montréal 1974 - In linea: 7º
Yvoir 1975 - In linea: 11º
Ostuni 1976 - In linea: 2º
San Cristóbal 1977 - In linea: vincitore
Nürburgring 1978 - In linea: 2º
Valkenburg 1979 - In linea: ritirato
Sallanches 1980 - In linea: ritirato
Praga 1981 - In linea: 6º
Goodwood 1982 - In linea: 26º
Altenrhein 1983 - In linea: ritirato
Barcellona 1984 - In linea: ritirato
Giavera del Montello 1985 - In linea: 54º
Colorado Springs 1986 - In linea: 66º
Villach 1987 - In linea: 66º
Campionati del mondo su pista
Monteroni di Lecce 1976 - Inseguimento: vincitore
Amsterdam 1979 - Inseguimento: 2º
Giochi olimpici
Monaco 1972 - In linea: 8º
Monaco 1972 - Cronosquadre: 9º
Riconoscimenti
Giglio d'oro nel 1974, 1975, 1976, 1977, 1978, 1979, 1983, 1984 e 1985
Medaglia d'oro al valore atletico del CONI nel 1976[7]
Mendrisio d'oro del Velo Club Mendrisio nel 1978 e 1983
Sportivo italiano dell'anno della Gazzetta dello Sport nel 1984
Atena d'argento nel 1985 e 1986
Premio Sport del Comune di Camaiore nel 1989
Appennino d'oro nel 2000
Memorial Bardelli-Una vita per lo sport nel 2001
Premio Ciclismo Vita Mia nel 2003
Premio Vincenzo Torriani nel 2005
Premio d'onore dell'Associazione Nazionale Ex Corridori Ciclisti nel 2010
Inserito nella Top 25 della Cycling Hall of Fame
Premio Nazionale Sportilia
Nel dicembre 2015, una targa dedicata a Moser è stata inserita nel percorso Walk of Fame dello sport italiano inaugurato il maggio precedente al parco olimpico del Foro Italico a Roma, riservato agli sportivi italiani che si sono distinti per i risultati ottenuti in campo internazionale.[8]
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