Franco Chioccioli (Castelfranco di Sopra, 25 agosto 1959) è un ex ciclista su strada e dirigente sportivo italiano. Professionista dal 1982 al 1994, vinse il Giro d'Italia 1991.
Franco Chioccioli | ||
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Nazionalità | ![]() | |
Ciclismo ![]() | ||
Specialità | Strada | |
Termine carriera | 1994 - ciclista | |
Carriera | ||
Squadre di club | ||
1982 | Selle Italia | |
1983 | Vivì-Benotto | |
1984 | Murella-Rossin | |
1985 | Fanini-Wührer | |
1985 | Maggi Mobili | |
1986 | ![]() | |
1987 | ![]() | |
1988-1991 | ![]() | |
1992-1993 | ![]() | |
1994 | ![]() | |
Nazionale | ||
1984-1992 | ![]() | |
Carriera da allenatore | ||
1995 | ![]() | |
1996-1997 | ![]() | |
1998-1999 | ![]() | |
2000-2001 | ![]() | |
2001 | ![]() | |
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Soprannominato il Coppino per la sua somiglianza con Fausto Coppi, divenne professionista nel 1982, ingaggiato dalla Selle Italia-Chinol; nello stesso anno partecipò al Giro dell'Appennino (arrivando secondo), Giro dell'Etna (terminando ancora nella piazza d'onore) e al Giro d'Italia, classificandosi venticinquesimo.
Nelle stagioni seguenti vestì la divisa di altre squadre del panorama italiano: Vivì-Benotto, Murella-Rossin, Fanini/Maggi Mobili ed Ecoflam/Gis Gelati. Discreto scalatore, bravo anche a cronometro, vinse la Coppa Agostoni e il Giro del Trentino nel 1984, il Giro del Friuli nel 1985, una tappa del Giro della Svizzera nel 1986 e la Coppa Sabatini nel 1991. Movimentata fu la sua storia al Giro d'Italia: nel 1983 non riuscì a far classifica ma vinse ugualmente la maglia bianca, che designa il miglior giovane; nel 1985 arrivò nono in classifica generale e conquistò la tappa sul Gran Sasso; nel 1986 fu sesto e mise le sue ruote davanti a tutti nell'ottava frazione di quel Giro, ad Avezzano.
Nel 1988 passò all'affermata formazione toscana Del Tongo. In stagione fu quinto al Giro d'Italia, vincendo la sesta tappa a Campitello Matese e indossando qualche giorno dopo, anche se solo per due frazioni, la maglia rosa di leader della generale. In quel Giro perse il simbolo del primato il 5 giugno 1988, nella tappa da Chiesa in Valmalenco a Bormio e che prevedeva il passaggio su un Passo del Gavia contornato dalla neve. Quel giorno la maglia ciclamino Johan van der Velde partì subito all'attacco ma lungo la discesa dovette fermarsi per principio di congelamento; Chioccioli, tra le tante vittime del freddo, perse 5'04" dal vincitore di giornata Erik Breukink, lasciando la maglia rosa allo statunitense Andrew Hampsten, giunto secondo al traguardo a soli 7" da Breukink e poi vincitore finale della corsa.[1][2]
Nel 1989 Chioccioli bissò il quinto posto dell'anno prima e nel 1990 retrocesse in sesta posizione. Nel 1991 ripartì, a quasi 32 anni, per il suo decimo Giro d'Italia, che riuscì finalmente a conquistare nonostante i pronostici della vigilia fossero tutti per Gianni Bugno e Claudio Chiappucci.[3] In quella "Corsa rosa" Chioccioli vestì la maglia rosa già al secondo giorno (per tenerla ininterrottamente, eccetto una tappa, fino al traguardo finale di Milano); nell'ultima settimana di corsa vinse anche tre tappe, ad Aprica e sul Passo Pordoi grazie ad attacchi solitari da lontano, e nella cronometro di Casteggio davanti a Bugno.[3] Nello stesso anno prese parte ai campionati nazionali, in cui arrivò secondo dietro allo stesso Bugno.
Nel 1992, con la maglia della nuova GB-MG Maglificio (erede della Del Tongo), arrivò terzo al Giro d'Italia dietro a Miguel Indurain e Claudio Chiappucci, ma riuscì a conquistare un'altra vittoria parziale, sul traguardo di Verbania. Sempre nel 1992 prese parte per la prima volta al Tour de France, in cui più che la classifica cercò la vittoria di tappa, ottenuta a Saint-Étienne: terminò al sedicesimo posto in generale e sul gradino più basso del podio per ciò che concerne la classifica degli scalatori. Concluse la carriera alla fine del 1994 con i colori della Mercatone Uno, portando a termine in maniera incolore Giro e Tour. In totale Chioccioli vinse 28 corse (escluse le due cronometro a squadre) e partecipò a tredici Giri d'Italia, conclusi tutti senza mai ritirarsi. Corse infine per quattro volte i mondiali su strada.
Dopo il ritiro è diventato direttore sportivo e team manager, prima per alcune formazioni professionistiche e poi per la squadra ciclistica dilettantistica Futura Team. Nel privato gestisce con la famiglia un agriturismo a Pian di Scò.[4]
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