Gerben Karstens (Voorburg, 14 gennaio1942 – Dongen, 8 ottobre2022) è stato un ciclista su strada e pistardolandese, campione olimpico della cronosquadre nel 1964 a Tokyo.
Passista-velocista, dopo il successo ai Giochi fu professionista per sedici stagioni, dal 1965 al 1980, vincendo una cinquantina di corse, comprese una Parigi-Tours e tredici tappe alla Vuelta a España.[1]
Carriera
Da dilettante si mise in particolare evidenza come componente del quartetto olandese che si aggiudicò la medaglia d'oro della cronometro a squadre ai Giochi olimpici di Tokyo nel 1964.[1] Meno di un anno dopo, nell'aprile 1965,[2] passò tra i professionisti con la Televizier, il team di Jo de Roo: già in quella stagione seppe ottenere alcuni risultati di prestigio quali la vittoria della Parigi-Tours e di una tappa al Tour de France, e il secondo posto al Giro di Lombardia.
Nella stagione successiva si laureò campione nazionale olandese, riuscendo anche a vincere tre tappe alla Vuelta a España e altre tre (tra cui una cronosquadre) al Tour de France; nel 1967 fu quindi primo in altre quattro frazioni della corsa spagnola, oltre a far sua una tappa al Giro di Svizzera.[2] Il 1969 lo vide vincitore di una delle principali classiche del calendario internazionale, il Giro di Lombardia; alcuni giorni dopo, però, Karstens venne declassato a causa della positività ad un controllo antidoping e il successo fu di conseguenza assegnato al secondo classificato, il belga Jean-Pierre Monseré.[1] In agosto a Zolder l'olandese aveva peraltro concluso al nono posto il campionato mondiale su strada, per quello che sarà il miglior suo piazzamento in dieci partecipazioni alla gara iridata.
Fu quindi secondo alla Milano-Sanremo 1970, battuto da Michele Dancelli, mentre l'anno dopo si rese ancora protagonista a Vuelta a España, Giro di Svizzera e Tour de France vincendo una tappa in ciascuna delle tre competizioni;[2] nel 1973 ancora alla Vuelta si impose in ben quattro tappe, poi al Giro d'Italia si aggiudicò la frazione con arrivo a Milano (vinse pure a Strasburgo, ma venne retrocesso per scorrettezze in volata).[3] L'anno dopo, alla Tours-Versailles, fu protagonista di un episodio simile a quello del 1969 al Giro di Lombardia: pur essendo giunto primo al traguardo della corsa, rifiutò di presentarsi al controllo medico e venne per tale motivo rimosso, come cinque anni prima nella classica d'autunno, dall'ordine d'arrivo. La vittoria andò a Francesco Moser.[1]
Gli ultimi risultati di rilievo su strada li mise a referto al Tour de France, con i due successi di tappa, tra cui quello finale sugli Champs-Élysées, nell'edizione 1976 della Grande Boucle. Da qualche stagione, comunque, si dedicava con continuità al ciclismo su pista, partecipando ogni anno a numerose Sei giorni: in questa particolare tipologia di competizione conseguì due successi, nel 1973 a Londra e nel 1975 a Rotterdam, sempre in coppia con Léo Duyndam.[2] Continuò tra i professionisti fino al 1980 – negli ultimi due anni fu attivo solo nei velodromi – poi abbandonò l'attività.[1]
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