Michele Bartoli (Pisa, 27 maggio1970) è un ex ciclista su stradaitaliano.
Professionista dal 1992 al 2004,[2] considerato tra i migliori interpreti delle corse in linea di un giorno a cavallo degli anni novanta e duemila, ottenne importanti vittorie nelle classiche di Coppa del mondo vincendo due Liegi-Bastogne-Liegi, due Giri di Lombardia, un Giro delle Fiandre, una Freccia Vallone, un'Amstel Gold Race, un Campionato di Zurigo e due volte la classifica finale di Coppa del mondo.
Cominciò a correre in bicicletta all'età di otto anni, e nelle categorie giovanili vinse più di 200 gare.[3] Passò professionista l'8 agosto 1992, facendo il suo debutto nella Clásica San Sebastián, mentre ottenne la prima vittoria l'anno dopo aggiudicandosi la tappa di Palermo alla Settimana Siciliana. Si affermò ben presto come specialista delle gare in linea: in particolare dimostrò una predilezione per le classiche,[2] tanto da guadagnarsi il soprannome di Leoncino delle Fiandre[4] (diminutivo dell'appellativo affidato al belga Johan Museeuw, suo rivale e poi compagno di squadra). Nel suo palmarès spiccano numerosi successi: il Giro delle Fiandre del 1996 vinto in solitaria, le due Liegi-Bastogne-Liegi, quella del 1997, in cui batté il rivale Laurent Jalabert,[5] e quella del 1998, la Freccia Vallone del 1999 sotto la neve e dopo 80km di fuga,[6] l'Amstel Gold Race del 2002, i Giri di Lombardia del 2002 e del 2003.
La classifica generale di Coppa del mondo fu sua nel 1997 e nel 1998; tra l'autunno 1998 e l'estate 1999, poi, mantenne il primo posto nella classifica mondiale individuale stilata dall'UCI.[2] Al Giro d'Italia, partecipò per tre volte vincendo due tappe, nel 1994 a Lienz e nel 1998 a Schio,[2] e vestendo per un giorno, durante l'edizione 1998, la maglia rosa di leader della classifica generale. Non riuscì invece mai a conquistare il campionato del mondo su strada, pur essendo stato in più occasioni il capitano della Nazionale italiana: si piazzò infatti terzo nelle edizioni 1996 e 1998,[2] quarto nel 2000 e decimo nel 1997. Fu peraltro ottavo nella prova in linea dei Giochi olimpici di Atlanta 1996 e quarto in quella di Sydney 2000,[1] nonché campione italiano in linea a Trieste sempre nel 2000.[2]
Al termine della stagione 2004 si è ritirato, dopo un anno senza vittorie corso tra le file della squadra danese CSC (in precedenza aveva corso per Mercatone Uno, MG Maglificio, Asics, Mapei e Fassa Bortolo).[2] Diversi gli infortuni che lo hanno afflitto in carriera:[2] tra essi la frattura della rotula del ginocchio destro al Giro di Germania 1999[7] e la frattura al bacino durante il Giro d'Italia 2002, sempre in Germania, a Münster.[8] Problemi, questi, che lo hanno fortemente limitato nelle stagioni della maturità agonistica:[2] ciò nonostante fra i professionisti ha vinto 57 corse, tra cui sette prove di Coppa del mondo.[2] Negli anni al top ha avuto in squadra come gregario Paolo Bettini.
Oggi è sposato e vive a Montecarlo di Lucca con la moglie Alessandra e i figli Clarissa e Gianni.[3]
Angelo Zomegnan, Rino Negri, Pier Bergonzi, Bartoli, ci hai entusiasmato, in La Gazzetta dello Sport, 21 aprile 1997. URL consultato il 12 gennaio 2011.
Angelo Zomegnan, Pier Bergonzi, Bartoli, una Freccia nella leggenda, in La Gazzetta dello Sport, 15 aprile 1999. URL consultato il 12 gennaio 2011.
Pier Bergonzi, Bartoli, il tormento continua, in La Gazzetta dello Sport, 30 ottobre 1999. URL consultato il 12 gennaio 2011.
Claudio Gregori, Bartoli, un Giro nel dolore, in La Gazzetta dello Sport, 13 maggio 2002. URL consultato il 12 gennaio 2011.
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