Pur non operando sostanziali modifiche alla rosa in sede di calciomercato, segnalandosi unicamente per il ritorno in Umbria di Giovanni Pagliari, il Perugia affidato quest'anno alla conduzione tecnica di Massimo Giacomini non riuscì a ripetere le prestazioni dell'annata precedente a causa di un rendimento notevolmente discontinuo[1] che fece oscillare i grifoni nelle posizioni medie della graduatoria, sia pure a ridosso della zona retrocessione stante una classifica corta[2].
Poche settimane dopo l'avvicendamento in panchina, al ventisettesimo turno, tra Giacomini e il suo vice Giampiero Molinari, la squadra si bloccò definitivamente infilando una serie di otto gare senza vittorie[1] che la condannò alla retrocessione, arrivata matematicamente all'ultima giornata dopo una sconfitta interna maturata nel derby etrusco con l'Arezzo[3].
Al termine della stagione, il processo seguente al secondo scandalo del Totonero riconobbe colpevoli alcuni dirigenti e giocatori della società, tra cui il presidente Spartaco Ghini[4] e il giocatore Sauro Massi[5]: attraverso il lavoro dei legali di Ghini, il Perugia non ottenne alcuna forte penalizzazione in Serie C1[4], bensì il declassamento diretto in quarta categoria con un lieve handicap di punti[3][5].
Maglie e sponsor
Per la prima volta nella storia del club, venne introdotto un motivo più elaborato delle divise. La prima maglia, che rimaneva rossa con colletto e bordini bianchi, incluse una striscia bianca verticale sul lato sinistro del petto, assieme a un'altra che correva lungo la manica sinistra. La casacca da trasferta riproponeva lo stesso stile, ma a colori invertiti[6]. Lo sponsor Euromobil venne confermato.
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