La Coppa dei Campioni 1983-1984 fu la ventinovesima edizione del torneo, a cui parteciparono 32 squadre. Il torneo fu vinto, per la quarta volta, dal Liverpool che sconfisse in finale la Roma ai rigori allo Stadio Olimpico di Roma.
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Il gestaccio rivolto dal romanista Sebino Nela al tecnico avversario Jim McLean, al termine della semifinale di ritorno tra Roma e Dundee Utd (3-0) che portò i giallorossi in finale. In realtà tutta la squadra della Roma al termine dell'incontro andò a inveire contro McLean e la panchina scozzese, come reazione a quanto era accaduto nella gara di andata: a Dundee i padroni di casa avevano infatti accompagnato l'uscita dal campo della Roma con gesti irridenti e ripetuti insulti come «Italian bastards».
Nel giugno del 1986 l'allora presidente della Roma, Dino Viola, fu sospeso dalla Commissione disciplinare dell'UEFA per quattro anni (sino all'11 giugno 1990) per aver tentato di corrompere il francese Michel Vautrot, l'arbitro dell'incontro per la semifinale di ritorno tra i giallorossi e il Dundee Utd, vinta dalla squadra capitolina per 3-0. Nell'incontro d'andata la squadra scozzese vinse per 2-0, costringendo la Roma al ritorno a una proibitiva rimonta; contestualmente, al club fu vietato di partecipare a qualsiasi competizione gestita dalla confederazione europea per una stagione.[2] Nel mese di luglio dello stesso anno, tuttavia, la giunta d'appello dell'UEFA decise di riammettere la società romana, commutando la precedente sanzione in una multa di 200 000franchi svizzeri per «responsabilità oggettiva» a carico di un dirigente del club.[3] Sempre nel 1986, lo stesso Viola e la Roma si costituirono parte civile in giudizio contro l'intermediario Spartaco Landini e l'osservatore calcistico Paolo Cominato, i quali vennero condannati a un anno di reclusione per truffa e alla restituzione dei 100 milioni di lire.[4][5]
Il caso è tornato alla ribalta nel 2011 per un'intervista rilasciata al network Mediaset Premium da Riccardo Viola, figlio dell'allora numero uno romanista[6] in cui ammise il pagamento di 100 000 000 di lire a Vautrot tramite un intermediario, specificando però «che lo scandalo lo fece uscire Dino Viola per smascherare il colpevole e la "cupola" del calcio».[7] L'intervista, per le modalità e i tempi della diffusione, ha avuto uno strascico di polemiche e precisazioni, in particolare per l'eco mediatica suscitata in Francia, dove i cronisti del quotidiano sportivo L'Équipe chiedevano conferme: emerse così che l'intervista era incentrata in realtà sulla storia di Falcão e che solo al termine c'era stato uno scambio di battute sul caso Vautrot, che poi venne divulgato come un'ammissione di colpevolezza, stralciando i passaggi che illustravano l'intera vicenda sportiva e giudiziaria.[8][9] Infine, in un'intervista al giornale scozzese Daily Record pubblicata nel marzo di quell'anno, l'allora allenatore del Dundee, Jim McLean, disse tra altro di sentirsi «schifato» da quanto accaduto in quella vicenda e, soprattutto, della "conferma" emersa dopo la testimonianza di Riccardo Viola alla televisione italiana.[10]
Va sottolineato, comunque, che durante il match non risultarono errori arbitrali a favore dei padroni di casa, che si videro anzi annullare due gol e comminare un'ammonizione al terzino sinistro titolare Aldo Maldera, che costrinse quest'ultimo a saltare per diffida la finale contro il Liverpool.[11]
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