considera le partite giocate in casa in campionato. Dati aggiornati al29 agosto 1965
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Stagione
«Quando gli spiegarono che la squadra dell'Inter era venuta a fargli visita, rispose "E che ci fanno qua? Tanto con il Foggia perdono. Ma vinceranno il campionato": perdemmo 3-2, e fu una partita storica. Ma alla fine, proprio come aveva detto Padre Pio, vincemmo lo scudetto dando tre punti di distacco al Milan.»
(Sandro Mazzola sulle dichiarazioni di Padre Pio alla vigilia della gara Foggia-Inter, 30 gennaio 1965.[3])
Con l'obiettivo dello Scudetto quale traguardo stagionale dopo la beffa subìta l'anno precedente[4] — in cui lo spareggio aveva assegnato il tricolore al Bologna —[5] nel settembre 1964 la Beneamata si aggiudicò la Coppa Intercontinentale[6], superando l'argentino Independiente in un triplice confronto[5]: con una vittoria per parte ad originare la «bella» sul neutro di Madrid[6], un gol di Corso nei tempi supplementari valse la conquista del titolo mondiale.[7]
Tra i nuovi volti in organico si segnalarono il centrale difensivo Malatrasi (unico calciatore ad aver trionfato in campo italiano e continentale vestendo le maglie di entrambe le milanesi[9]), l'ala Domenghini (talvolta impiegato da centravanti per la presenza di Jair lungo la fascia destra[10]) e la punta Peiró[11]: a favorire lo schieramento di quest'ultimo concorse il grave infortunio di Milani[12], il quale riportò la dislocazione di una vertebra contro la Dinamo Bucarest in Coppa Campioni (manifestazione in cui lo status di detentore valse il debutto negli ottavi di finale anziché nel primo turno[13]).
Principale concorrente in campionato risultò il Milan di Liedholm[14], impostosi peraltro nel derby d'andata[15]: con la rincorsa complicata da una serie di pareggi[16][17], tra cui rientrarono i nulla di fatto contro Torino e Varese nel mese di gennaio[5], gli uomini di Herrera precipitarono a 7 punti dalla capolista dopo una sconfitta rimediata in quel di Foggia.[18][3] Lanciato quindi l'assalto al vertice della classifica già nelle domeniche seguenti[5], si segnalò l'approdo in prima squadra del giovane incontrista Bedin[19]: esordiente in Serie A il 14 febbraio 1965[20], il diciannovenne soppiantò ben presto Tagnin in mediana.[5]
Mazzola impegna la retroguardia juventina durante la finale di Coppa Italia, tenutasi alle porte della nuova stagione.
Proseguita agevolmente la difesa del titolo europeo contro lo scozzese Rangers nei quarti di finale[13][21], spiccò la storica semifinale contro un Liverpool presentatosi al retour match forte del 3-1 conseguito in casa propria[22]: a Milano il punteggio fu equilibrato già nei minuti iniziali da una punizione "a foglia morta" di Corso e un gol «di rapina» segnato da Peiró sottraendo palla all'estremo difensore Lawrence[23], con Facchetti a suggellare la rimonta nella ripresa.[24] Il 27 maggio 1965 (esattamente un anno dopo il primo trionfo[25]) l'Inter replicò il successo continentale[5], battendo a San Siro il portoghese Benfica[13]: con la praticabilità del terreno compromessa dalla fitta pioggia, una rete di Jair frantumò la resistenza lusitana.[26]
La striscia-record di 8 affermazioni consecutive (col Mago che eguagliò in tal modo il primato stabilito da Cargnelli nel vittorioso torneo 1939-40[27]) caratterizzò l'inseguimento al Diavolo[28][29], risultato la settima «vittima» del filotto[30]: la stracittadina di ritorno, conclusasi per 5-2 in favore dei nerazzurri[31], finì per rappresentare un passaggio di consegne.[32] Frattanto chiamata alla partecipazione in Coppa Italia[33], la compagine limò il distacco dalla vetta in maggio[34]: operato il sorpasso tramite una vittoria sul campo della Juventus[35], l'ipoteca sul titolo venne posta grazie anche ai passi falsi dei rossoneri contro Roma e Genoa.[5]
L'aritmetica certezza del trionfo si concretizzò all'ultima giornata[36], dopo un pareggio col Torino che valse a Sandro Mazzola (autore del definitivo 2-2 con un rigore al 90') la palma di miglior realizzatore in coabitazione col fiorentino Orlando[5]; incamerato il nono successo nazionale della propria storia con 3 punti di margine sui concittadini, la squadra — cui la stampa prese ad associare il nome di Grande Inter —[8] mancò l'en-plein stagionale arrendendosi alla Juventus nell'atto conclusivo della coppa nazionale.[35]
Maglie
La squadra festeggia il trionfo in Coppa dei Campioni, con indosso la speciale maglia fasciata vestita unicamente nella finale.
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