La Serie A 1949-1950 è stata la 48ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 18ª a girone unico), disputata tra l'11 settembre 1949 e il 28 maggio 1950 e conclusa con la vittoria della Juventus, al suo ottavo titolo.
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A livello regolamentare la Federazione introdusse un «bracciale» — poi divenuto noto come «fascia» —, da indossare al braccio sinistro, per rendere identificabile il capitano di ciascuna squadra.[1]
Avvenimenti
Da sinistra: il centromediano Carlo Parola, capitano della Juventus di nuovo campione d'Italia dopo tre lustri, e il centravanti Gunnar Nordahl del Milan, miglior marcatore del campionato con 35 gol — un primato che resisterà per ben 66 anni.
Dopo la tragedia di Superga il presidente del Torino, Ferruccio Novo, tentò di ricostruire la squadra dal nulla: in parte ci riuscì, ottenendo un onorevole sesto posto nella stagione 1949-1950, ma con il tempo i granata, colpiti dalle perdite, lasciarono spazio ad altre formazioni, in particolare i concittadini della Juventus e le milanesi, che monopolizzeranno i primi tre posti della classifica per cinque stagioni consecutive.
Nel 1950 lo scudetto rimase a Torino, tornando nella bacheca proprio dei rivali bianconeri. La Juventus resistette infatti all'attacco del trio svedese Gre-No-Li, che portò il Milan a quota 118 gol, e conquistò il titolo guidando la classifica per tutto il campionato. Il torneo partì l'11 settembre 1949 e i bianconeri balzarono subito in testa: all'undicesima giornata, il 13 novembre, avevano già collezionato 5 punti di vantaggio sulla più diretta inseguitrice, la sorpresa Padova; un mese dopo, le lunghezze sulla nuova seconda classificata, il Milan, erano diventate 6. Con tre settimane di anticipo, quindi, la Juventus fu campione d'inverno.
Il girone di ritorno iniziò con qualche difficoltà per i piemontesi, ma i rossoneri non furono capaci di approfittarne appieno; riuscirono comunque ad arrivare allo scontro diretto del Comunale, il 5 febbraio 1950, a 3 punti di distanza dai bianconeri: la netta vittoria (7-1), tra l'altro nel primo incontro in Italia a venire trasmesso dalla televisione,[2] li avvicinò a −1 riaprendo potenzialmente i giochi. Fu in questo momento, però, che la Juventus seppe piazzare lo scatto decisivo: vincendo otto partite di fila e surclassando i biancoscudati, il 23 aprile, vinse matematicamente uno scudetto che mancava dalle casacche bianconere da ben quindici anni — secondo più lungo digiuno nella storia del club torinese.
La festa di giocatori e tifosi bianconeri per la vittoria del titolo
Questo campionato viene ricordato per le numerose segnature nel corso della stagione, ben 1265, primato tuttora imbattuto nella massima serie italiana. Il Milan, secondo, con 118 reti rimane altresì la squadra che tuttora ha segnato di più in una singola stagione di Serie A a 20 squadre; uno score sottorete comprensivo dei 35 gol del capocannoniere Nordahl, all'epoca un record nella storia della Serie A a girone unico, e che resisterà fino alla stagione 2015-2016 — quando sarà battuto dal napoletano Higuaín (36).
Positiva fu la prestazione del neopromosso Como, alla sua prima stagione in A, mentre delusero due blasonate come Bologna e Genoa. Ricadde in Serie B dopo un anno il Venezia, che aveva perso le prime otto partite ed era rimasto staccato dalle squadre in corsa per la salvezza: da segnalare a tal proposito la sconfitta interna per 0-8 nel derby veneto contro il Padova, ancor'oggi ex aequo la miglior vittoria in trasferta nella storia del girone unico. Retrocesse anche il Bari, mentre si salvarono con fatica il Novara e la Roma, quest'ultima accusata dai pugliesi di essere stata favorita dai direttori di gara:[3] le polemiche che ne conseguirono portarono a una vera e propria rivoluzione all'interno della classe arbitrale, ma nessun particolare provvedimento disciplinare fu preso nei confronti dei giallorossi.[4]
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Era in vigore il pari merito ed in caso di parità venivano effettuati i necessari spareggi. La stampa del periodo usava, inoltre, un ordinamento grafico per quoziente reti: la differenza reti non era stata ancora inventata.
Partita con più reti: Inter-Milan 6-5 (10ª giornata)
Individuali
Classifica marcatori
Nel corso del campionato furono segnati complessivamente 1.265 gol (di cui 97 su calcio di rigore, 35 su autorete e 2 assegnati per giudizio sportivo) da 196 diversi giocatori, per una media di 3,33 gol a partita. La gara per la quale il risultato fu deciso a tavolino fu Palermo-Triestina[22].
Da segnalare la messa a segno di numerose quadriplette da diversi giocatori[22], tra cui Adriano Bassetto autore di ben due:
Adriano Bassetto in Venezia-Sampdoria 3-7 (6ª giornata) e in Sampdoria-Palermo 4-0 (9ª giornata)
Risultato deciso dopo giudizio sportivo. La partita fu sospesa al minuto 87 sul punteggio di 1-1 in seguito all'invasione dei tifosi palermitani. Il risultato venne tramutato in 0-2.
I Cannonieri - Serie A, in Corriere dello Sport, 29 maggio 1950, p.2. URL consultato il 7 marzo 2013.
Almanacco illustrato del Milan, seconda edizione, Panini, marzo 2005, p.219. Alcune fonti attribuiscono a Burini anche il secondo gol del Milan (autorete di Alberto Eliani, cfr: Giuseppe Melillo, La Fiorentina battuta per 1-3 più dalla sfortuna che dal Milan, in Corriere dello Sport, 11 aprile 1950, p.1. URL consultato il 7 marzo 2013.) in Fiorentina-Milan 1-3 del 10 aprile 1950.
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