considera le partite giocate in casa in campionato. Dati aggiornati al26 maggio 1963
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Stagione
Sul punto di esonerare Helenio Herrera — circostanza dettata dal recente biennio d'insuccessi nonché dalla crescente impopolarità del Mago presso la stampa italiana —[4] il presidente Angelo Moratti riconsiderò la scelta[5], troncando un accordo con Edmondo Fabbri il cui compimento era ormai parso una formalità.[4] La rosa conobbe gli innesti di Burgnich in difesa e di Maschio in avanti[6][7], con l'ingaggio del brasiliano Jair inizialmente precluso dalle normative circa il tesseramento di atleti stranieri.[8][9] Un avvio di campionato con appena 7 punti racimolati in altrettante domeniche — cogliendo le uniche vittorie tra le mura amiche per poi impattare nel derby meneghino e cedere a domicilio all'Atalanta —[9] indusse Herrera ad apportare correttivi alla formazione-base, complici le rimostranze mosse da Moratti all'argentino.[10]
Lanciati stabilmente in prima squadra i ventenni Facchetti e Mazzola (preferiti rispettivamente a Masiero lungo l'out sinistro e Maschio in veste d'incursore[11]), la posizione di ala destra ricoperta da Bicicli fu affidata a Jair[8]: a favorirne lo schieramento concorse il passaggio nel mercato autunnale di Hitchens al Torino[12], dal quale venne prelevato in cambio Di Giacomo.[9][12] Con l'incisività sottorete del nuovo terminale offensivo a costituire uno dei principali fattori della rimonta[13][14], Picchi e Suárez arretrarono il proprio raggio d'azione finendo per assurgere a punti di riferimento della retroguardia — col pacchetto difensivo completato dal laterale destro Burgnich e dal centrale Guarneri —[15] e in mediana[9]; collante tra i suddetti reparti era l'incontrista Zaglio[16], con Buffon a protezione dei pali e Corso a svariare sulla trequarti.[9]
Sandro Mazzola celebrato dai compagni di squadra dopo il gol-scudetto realizzato in casa della Juventus il 28 aprile 1963.[12]
Al rimpasto tattico fece seguito un'immediata risalita in classifica[9], con l'assalto mosso dai nerazzurri a Juventus e Milan (quest'ultimo detentore dello Scudetto[17]) nonché al Bologna guidato dall'ex Bernardini[9]: imbattuta per i successivi 17 turni (nei quali totalizzò 28 punti sui 34 disponibili[18]) la Beneamata mancò il titolo invernale a favore dei bianconeri pur avendo fatto suo lo scontro diretto[12], operando dunque l'aggancio nel mese di febbraio.[19] Concretizzato il sorpasso con il pari nella stracittadina del 24 febbraio 1963 — in cui Mazzola segnò dopo 13" la rete più veloce di sempre nei confronti milanesi —[20][21] l'Inter cadde quindi a Bergamo, frantumando una serie positiva inaugurata dopo il passo falso contro gli stessi orobici all'andata[9]: a fronte di lievi mutamenti all'assetto in campo — coi guanti di Buffon ereditati da Bugatti e Bolchi a rilevare Zaglio —[22] la squadra consolidò il primato[23], giungendo all'appuntamento decisivo in chiave-scudetto (in calendario alla terzultima giornata sul campo della Juventus) con 4 lunghezze di margine sui torinesi.[9][12]
Espugnato il terreno di questi ultimi con un gol di Mazzola[24], la formazione — il cui vantaggio sulla rivale ammontò in tal modo a 6 punti —[9] si assicurò matematicamente il titolo il 5 maggio 1963 malgrado la pesante battuta d'arresto conosciuta nella capitale[25][26]: risultati peraltro la compagine col minor numero di reti incassate[9], i nerazzurri (classificatasi a +4 sui piemontesi) scucirono il tricolore dalle maglie di un Milan che pur laureandosi campione d'Europa terminò il campionato a −6 dai concittadini.[17] L'ottavo Scudetto nella storia del club — apripista del ciclo passato agli annali col nome di Grande Inter —[9] rappresentò il ritorno al successo dopo un digiuno di 9 anni.[25]
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