L'Unione Sportiva Catanzaro 1929, meglio nota come Catanzaro, è una società calcistica italiana con sede nella città di Catanzaro. Milita in Serie C, la terza divisione del campionato italiano di calcio.
Fondata nel 1927 (sebbene la sua nascita sia fatta risalire tradizionalmente al 1929),[6][7] disputa da quell'anno i primi campionati. Nel corso della sua storia la società è stata rifondata per due volte: nel 2006 e ancora nel 2011, in entrambi i casi per questioni finanziarie, che avevano attanagliato il club già nel 1937.
I colori ufficiali del Catanzaro sono, fin dalla sua fondazione, il giallo e il rosso, il simbolo è l'aquila reale, simbolo della città di Catanzaro, e la squadra disputa le gare casalinghe allo Stadio Nicola Ceravolo, costruito nel 1919, l'impianto sportivo più antico della Calabria.
Conta sette stagioni in Serie A, di cui cinque consecutive. È stata la prima formazione della Calabria a raggiungere la massima serie del campionato italiano di calcio[8] e i suoi migliori piazzamenti sono il settimo e l'ottavo posto ottenuti rispettivamente nel 1981-1982 e nel 1980-1981. Dalla fondazione a oggi ha vinto 7 campionati:[N 1] 1 di Prima Divisione, 2 di Serie C, 3 di Serie C1 e 1 di IV Serie. Sempre a livello nazionale, uno scudetto di IV Serie, tra le coppe, una Coppa delle Alpi nel 1960 insieme a Roma, Alessandria, Verona, Napoli, Catania, Triestina, Palermo per la Federazione Italiana e, a livello giovanile, un Trofeo Dante Berretti di Serie C nel 1991-1992.
Il 30 maggio 2018 la società, che già utilizzava il logo storico dal 2011, ha annunciato il ritorno della vecchia denominazione "Unione Sportiva Catanzaro", con l'aggiunta finale del "1929".[9][10]
Storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Unione Sportiva Catanzaro 1929.
L'Unione Sportiva Catanzarese nella stagione 1929-1930.
L'Unione Sportiva Catanzarese nacque nel 1927 dalla fusione di altre due squadre calcistiche della città: la "Scalfaro" e la "Braccini". Lo stemma della nuova società fu fin dalle origini l'aquila reale, simbolo di Catanzaro. I colori scelti furono il giallo e il rosso.[11]
Per cinque anni militò in serie inferiori, poi fu promossa in Serie B nel 1932-1933. Venne subito retrocessa, ma due anni dopo ritornò nella serie cadetta. Qui cominciarono i problemi finanziari della società giallorossa, che rimase inattiva dal 1939 al 1945 a causa della seconda guerra mondiale.[11]
Dopo la fine della guerra, il Catanzaro nella stagione 1952-1953 fu retrocesso in IV Serie. Nel 1958 divenne presidente l'avvocato Nicola Ceravolo.[11] Nei due anni successivi il club fu promosso in Serie B e disputò per la prima volta, vincendolo, un torneo internazionale, la Coppa delle Alpi. Nella stagione 1965-1966 le Aquile, sconfiggendo in semifinale la Juventus,[12] approdarono in finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, che poi vinse il torneo imponendosi per 2 a 1.[13]
Il gol di Angelo Mammì, che valse ai calabresi la prima promozione in Serie A.
Cinque anni dopo il Catanzaro, allenato da Gianni Seghedoni, venne promosso in Serie A, battendo il Bari nello spareggio giocato a Napoli, grazie a un gol di Angelo Mammì.[14] Fu la prima volta che una squadra calabrese veniva promossa in massima serie. La permanenza nel massimo campionato durò un solo anno, nonostante la storica vittoria contro i futuri campioni d'Italia della Juventus, grazie a un gol di Angelo Mammì. Nell'estate successiva i giallorossi si recarono negli Stati Uniti per disputare alcune amichevoli internazionali contro squadre blasonate, tra cui il Santos di Pelé.[15]
Dopo due anni di cadetteria, divenne allenatore Gianni Di Marzio, che portò il Catanzaro a giocarsi la Serie A nella stagione 1974-1975. Fu acquistato l'attaccante Massimo Palanca,[16] futuro giocatore simbolo dei giallorossi. Questa volta il Catanzaro perse a Terni lo spareggio contro il Verona.[11] Un altro importante giocatore della squadra calabrese di tale periodo fu il difensore Claudio Ranieri, diventato in seguito un allenatore noto anche a livello internazionale.
Nicola Ceravolo, il presidentissimo.
Un anno dopo la squadra fu di nuovo promossa in massima serie.[17] Dopo un solo anno di permanenza in Serie A, il Catanzaro fu nuovamente promosso[18] per stazionare durante i seguenti cinque anni.
«Un quartetto al comando,[N 2] c'è anche il Catanzaro. Trionfa la provincia calcistica, rappresentata dalla sua squadra miracolo.»
(Corriere dello Sport - Stadio, 20 ottobre 1980[19][20])
Sotto la presidenza di Adriano Merlo la squadra raggiunse due settimi posti consecutivi, nel 1980-1981 e nel 1981-1982. Questi piazzamenti valsero ai calabresi gli appellativi di Regina del Sud e Timore del Nord.[2][3]
Nella Coppa Italia 1981-1982 il cammino del Catanzaro si fermò in semifinale, a vantaggio dell'Inter. Nella gara di andata a San Siro vinsero i nerazzurri per 2-1. Nel ritorno al Comunale vinse il Catanzaro per 3-2; ciò non bastò ai calabresi per conquistare la seconda finale della loro storia.[11]
Nella stagione 1982-1983 il Catanzaro totalizzò solamente 13 punti in classifica, retrocedendo così in Serie B dopo cinque anni di militanza in massima serie[11]. Seguì un'altra retrocessione che spedì i calabresi in Serie C.[21]L'anno dopo la squadra tornò in serie cadetta, e Pino Albano salì alla presidenza. Seguirono una retrocessione e una promozione che portarono ancora i giallorossi in Serie B nella stagione 1986-1987.[22]
Il Catanzaro terminò il campionato di Serie B 1987-1988 ai vertici della classifica, tuttavia non trovando la promozione in Serie A per un solo punto. Decisivi furono l'errore dal dischetto di Palanca, nella gara casalinga contro la Triestina,[23] e il gol di Paolo Monelli[24] nel pareggio al Comunale contro la Lazio. L'anno successivo tornò la guida tecnica di Gianni Di Marzio. Il Catanzaro si salvò per pochi punti, ma della stagione si ricorda la tripletta di Palanca ai danni del Cosenza, nel derby casalingo.[25] Un'altra tripletta del calciatore marchigiano contro l'Udinese valse la salvezza.[26]
L'anno seguente la squadra, guidata da Fausto Silipo, retrocesse in Serie C. Massimo Palanca abbandonò il calcio giocato, e il Catanzaro, penalizzato di tre punti in classifica,[11] retrocesse in Serie C2, per poi militarci per le successive dodici stagioni.[27]
Nel 1995 divenne presidente Giuseppe Soluri. Nei primi anni 2000 i giallorossi persero per due volte la promozione in Serie C1 ai play off, nel 2000-2001 contro il Sora,[28] e, due anni più tardi, contro l'Acireale.[29] Tuttavia, nel 2003 il Catanzaro fu ripescato in terza serie.[30] Il campionato 2003-2004 culminò con la gara di Ascoli contro il Chieti, che davanti a oltre diecimila tifosi calabresi, sancì dopo quattordici anni il ritorno in serie cadetta. Seguirono due stagioni fallimentari, e dopo un ripescaggio,[31] la società, presenziata da Claudio Parente, al termine del campionato 2005-2006 non riuscì a iscriversi al campionato successivo.[32]
In estate venne fondato il Football Club Catanzaro S.p.A. che, appellandosi al lodo Petrucci, su iniziativa del neo presidente Giancarlo Pittelli, poté iscriversi in Serie C2. Seguirono cinque stagioni in quarta serie, comprendenti due play off persi consecutivamente.[33][34] Nel campionato 2010-2011, il Catanzaro, martoriato da problemi economici,[35] terminò il campionato in ultima posizione, tuttavia si salvò a causa del declassamento del Pomezia all'ultimo posto per irregolarità amministrative.[36]
Nell'estate del 2011, in seguito al fallimento del sodalizio, l'imprenditore Giuseppe Cosentino fonda il Catanzaro Calcio 2011 s.r.l.[37] acquistando poco tempo dopo il marchio della storica Unione Sportiva Catanzaro,[38] e portandolo, nel giro di un anno, alla promozione in Lega Pro Prima Divisione.[39] Dopo una stagione anonima,[40] l'anno dopo è il Benevento ad eliminare i calabresi nei play off validi per la promozione nella serie cadetta.[41]
Alla fine della stagione 2016-2017 la famiglia Cosentino palesa l'intento di disimpegnarsi dalla gestione della società: il 6 luglio 2017 viene quindi ufficializzata la cessione del Catanzaro ad una nuova compagine societaria, della quale l'85% del capitale sociale appartiene alla famiglia Noto. L'ingegnere Floriano Noto viene contestualmente nominato presidente e amministratore unico.[42]
Il 30 maggio 2018 la società, che già utilizzava il logo storico dal 2011, annuncia il ritorno della vecchia denominazione "Unione Sportiva Catanzaro", con l'aggiunta finale del "1929".[9][10]
Cronistoria
Lo stesso argomento in dettaglio: Cronistoria dell'Unione Sportiva Catanzaro 1929.
1937 - A causa di difficoltà economiche rinuncia alla Coppa Italia e la FIGC scioglie la squadra; il club ripartirà poi dal campionato regionale di Prima Divisione con la ex squadra riserve.
1979-1980 - 12º in Serie A. Retrocesso in Serie B e successivamente riammesso in seguito alla squalifica del Milan e della Lazio per lo scandalo del calcioscommesse.
Lo stesso argomento in dettaglio: Colori e simboli dell'Unione Sportiva Catanzaro 1929.
La classica divisa rossa con richiami gialli indossata dal Catanzaro nella stagione 1980-1981.
Fin dalla fondazione, i colori del club sono il giallo e il rosso, che sono anche i colori della città di Catanzaro.[43]
La divisa più utilizzata negli oltre ottanta anni di storia dalle Aquile è quella rossa a tinta unita, con il colletto a V giallo, con calzoncini e calzettoni rossi con bordi gialli.[44][45][46] Questi abbinamenti hanno accompagnato i calabresi negli anni d'oro della Serie A e quindi sono i più cari all'ambiente catanzarese.[44][45][46] Altrettanto utilizzata è stata la maglietta a strisce verticali giallorosse con calzoncini e calzettoni rossi con bordi gialli, soprattutto negli anni post-fallimento del 2006.[44][45][47] Molto più raramente il Catanzaro ha utilizzato una maglietta con strisce giallorosse orizzontali.[44] Tuttavia questa divisa è stata utilizzata dai calabresi nella storica partita di Torino, vinta contro la Juventus, nella Coppa Italia 1965-66, che avrebbe lanciato il Catanzaro in finale, poi persa contro i gigliati di Firenze.
Il Catanzaro classificatosi al primo posto a pari merito con Genoa e Foggia nel campionato di Serie B 1975-1976, indossa la più classica tra le seconde divise, completamente blu.
Per quanto concerne la maglia da trasferta, quella più utilizzata è completamente blu con richiami giallorossi,[44][46] ma sono state indossate anche tenute completamente bianche o gialle.[44][47] Sporadicamente le aquile hanno utilizzato anche una terza divisa che, a seconda del colore della seconda tenuta, poteva essere sia blu che bianca che gialla.[44][47] Idem per la quarta divisa.[44]
Lo stemma societario consiste in uno scudo nel quale campeggia lo storico simbolo del Catanzaro, l'aquila reale, ripresa fedelmente dallo stemma della città,[48][49] che stringe col becco un nastro azzurro su cui è riportato il motto Sanguinis effusione,[48] motivato dalle perdite riportate in varie battaglie dai combattenti catanzaresi.[49] Sul ventre dell'aquila prende posto uno scudo che riproduce i tre colli sui quali si erge la città.[48][49] Una linea verticale divide in due lo stemma, così da consentire l'inserimento dei colori sociali della squadra,[48] che è completato dal nome della società, posto in alto su sfondo blu.[48]
Nelle sue varie evoluzioni nel corso degli anni, lo stemma del Catanzaro è sempre stato caratterizzato dalla presenza dell'aquila, seppur raramente con lievi modifiche grafiche.[44][48] Furono apposte modifiche ingenti a cavallo degli anni 1990, quando l'aquila fu inserita in uno scudo ovale,[44][48] e durante la prima stagione dopo il fallimento avvenuto nel 2006;[47][48] in quel caso, lo stemma della neonata FC Catanzaro incontrò i pareri sfavorevoli della tifoseria.[50]
Il Catanzaro appose per la prima volta il proprio stemma sulle casacche nella stagione 1989-1990.[44] L'attuale logo è stato presentato nel 2018: lo storico stemma è stato rivisitato affiancando la tradizionale data di fondazione (1929) alla denominazione sociale.[51]
Lo stemma dell'USF Catanzarese.
Il logo utilizzato negli anni 1970.
Il logo utilizzato a partire dalla metà degli anni 1990 fino al 2003.
Il primo stemma del FC Catanzaro (2006-2007).
FC Catanzaro (2007-2008).
FC Catanzaro (2008-2011).
Lo storico stemma, utilizzato negli anni 1980 e 1990 e riutilizzato dal 2011 al 2018.
Il logo rinnovato, in uso dal 2018.
Inno
Lo storico inno del Catanzaro è intitolato Aquile, risalente agli anni settanta; il testo e la musica furono opera dei cantautori Pino Pavone - catanzarese - e del livornese Piero Ciampi.[5] Dopo un periodo di assenza, è stato riproposto allo stadio, prima dell'ingresso in campo delle formazioni, nel corso della stagione 2006-2007.[52][53]
Strutture
Stadio
Lo stesso argomento in dettaglio: Stadio Nicola Ceravolo.
Il Catanzaro disputa le proprie partite casalinghe allo Stadio Nicola Ceravolo. Il terreno sul quale sorge l'impianto venne adibito a campo di concentramento durante il primo conflitto mondiale, prendendo il nome di "Piazza d'Armi".[54] Al termine della guerra venne destinato all'addestramento delle truppe di stanza a Catanzaro, allora sede del Comando di Divisione e del 19º Reggimento di Fanteria.[54]
Nei primi anni 1920 vi sorse il nuovo campo sportivo, inaugurato nel 1924 in seguito allo sviluppo della pratica dell'attività del football in città.[54] L'allora "stadio Divisionale", in seguito conosciuto come "stadio Militare", era dotato di un rettangolo di gioco livellato, fiancheggiato da un percorso di guerra, da una pista sopraelevata e da tribunette in legno arredate all'interno.[54] Dopo alcuni decenni, negli anni 1950, sotto la gestione Ferrara l'impianto venne dotato di una gradinata opposta alla tribuna, i "Distinti", comprendenti di sala stampa, magazzini e spogliatoi.[54]
Nel 1971 il Catanzaro conquista la prima storica promozione in Serie A e l'impianto viene soggetto a ingenti opere di ristrutturazione e adeguamento alle normative vigenti. La capienza verrà portata a 20 000; sempre negli anni 1970, durante l'era "Di Marzio", verranno costruiti ulteriori gradoni su quelli preesistenti, in modo da poter certificare una capienza di 30 000, facendo del "Militare" uno degli stadi più grandi del Sud Italia.[54]
Nel 1989 l'impianto viene intitolato al compianto Nicola Ceravolo, il presidentissimo del Catanzaro.[54] Nel 1996 è la volte della curva Ovest, intitolata al giovane tifoso Massimo Capraro, prematuramente scomparso in un incidente stradale.[54][55] Nel 1998 viene eliminata la pista d'atletica e certificata una capienza di 11 033 posti.[54] Altre importanti opere di ristrutturazione vennero eseguite con la promozione in Serie B nel 2004 e nel 2008 in seguito alle delibera del decreto Pisanu.[54] Nell'ultimo citato periodo vennero installati, fra gli altri, i seggiolini in tutti i settori, rendendo tutti i posti a sedere.[54] L'attuale capienza dell'impianto è di 14 650 posti.[56]
Il campo Mirko Gullì durante un'amichevole con la Palmese (2015).
L'impianto era caratterizzato dalla presenza di un pino marino in curva ovest, settore occupato dalla frangia più calda della tifoseria[54].
Centro di allenamento
Il Catanzaro, non disponendo di un centro di proprietà, disputa le proprie sedute di allenamento presso il campo Mirko Gullì del PoliGiovino, ottenuto nel 2013 in concessione dalla Provincia[57]. Fino ad allora, la squadra ha utilizzato un campo in terra battuta a ridosso dello stadio Ceravolo[58], lo stadio Andrea Curto di Catanzaro Lido, con terreno sintetico,[59] e lo stesso terreno del "Ceravolo".
Il campo Mirko Gullì è dotato di una tribuna che dispone di 2 500 posti a sedere, inoltre il terreno di gioco è circondato da una pista di atletica.[60] Fa parte di un complesso polisportivo inaugurato nel 2004,[61] localizzato nel quartiere di Giovino,[60] che comprende anche una piscina coperta dotata di 750 posti a sedere e un palazzetto polifunzionale.[60] Il campo fu intitolato alla memoria di Mirko Gullì, giovanissimo tifoso catanzarese prematuramente scomparso, nel 2005.[61]
Società
L'attuale società, una S.r.l. con sede in via Gioacchino da Fiore n. 38 a Catanzaro, è formata da un gruppo di imprenditori catanzaresi, capeggiati dall'AZ S.p.A. (di proprietà della famiglia Noto) presieduta da Floriano Noto che diviene anche presidente e amministratore unico del sodalizio; l'AZ S.p.A. sottoscrive l'85% delle quote sociali, il restante 15% viene diviso equamente fra la Iris Srl, la Impremed Spa e la A1971 S.r.l.s.[62]
Organigramma societario
Le singole voci sono elencate nella Categoria:Dirigenti dell'U.S. Catanzaro 1929.
Il marchio Unicef sulla maglia catanzarese della stagione 1982-1983
Il Catanzaro è stato il primo club calcistico al mondo, nella stagione 1982-1983, a dare visibilità sulle proprie maglie all'Unicef.[66]
La società giallorossa a cavallo fra il 2012 e il 2013 ha sposato l'iniziativa "Catanzaro città cardio-protetta", portata avanti grazie alla collaborazione dello staff medico del Catanzaro, che rientra nel progetto "Cuore Batticuore - Piermario Morosini - Un Defibrillatore per la vita" portato avanti dall'associazione "Live", di cui è testimone il calciatore Leonardo Bonucci.[67] L'iniziativa si pone come obiettivo quello donare defibrillatori agli istituti scolastici del capoluogo calabrese e ad altri enti presenti sul territorio dove viene praticato sport.[68]
Per reperire fondi per questo progetto, nell'ultimo match di campionato della stagione 2012-2013 le formazioni di Catanzaro e Avellino hanno indossato delle magliette celebrative con il doppio logo del progetto "Cuore batticuore" e "Catanzaro città cardio-protetta" create per l'occasione, che al termine della partita sono state messe all'asta per contribuire all'acquisto di nuovi apparecchi da destinare sempre al capoluogo calabrese e alla sua provincia.[69][70] Il testimonial dell'iniziativa in rappresentanza della società è stato il centrocampista Alberto Quadri.[68] L'iniziativa, finalizzata questa volta a raccogliere fondi da destinare altrove, è stata ripetuta anche la stagione successiva. Il testimonial designato è stato il portiere Giacomo Bindi.[71]
Nel dicembre del 2014, durante il corso di una manifestazione benefica svolta nel centro della città, sono state messe all'asta le divise della stagione corrente del Catanzaro, della Planet Basket, del Panarea Catanzaro Beach Soccer e del Catanzaro Calcio a 5. L'incasso è stato devoluto all'AVIS.[72]
Negli ultimi mesi del 2015 la società ha attuato una raccolta fondi da destinare all'associazione "Un futuro per l'autismo". In occasione della consegna da parte dall'associazione di una targa ricordo alla società giallorossa, i calciatori hanno posato sul prato verde del Ceravolo con alcuni bambini autistici.[73]
La fortuna del settore giovanile è tuttavia legata agli anni precedenti al fallimento del 2006, anni durante i quali, oltre alla citata vittoria nel Campionato Berretti, il Catanzaro è arrivato due volte ai quarti di finale del torneo di Viareggio e altrettante volte si è invece fermato al girone di qualificazione. Le due prestazioni migliori arrivarono nel 1982 (sconfitta ai rigori contro l'Ipswich Town[75]) e nel 1983 (sconfitta contro la Roma[76]). Le eliminazioni durante la fase a gironi risalgono invece al 2004 e al 2005[77][78]. L'unica prestazione da segnalare nella nuova era della società risale alla stagione 2012-2013, quando la selezione Berretti arrivò seconda nel girone di categoria[79][80], venendo poi eliminata dal Latina nella "final four" per il titolo[81], e la squadra Allievi giunse settima[82][83], perdendo in semifinale contro l'AlbinoLeffe[84].
Il settore giovanile del Catanzaro è composto da squadre che prendono parte ai suddetti campionati: Berretti, Allievi Nazionali, Giovanissimi Nazionali e Giovanissimi Regionali.[85] La società inoltre dispone di una scuola calcio, fondata nel 2012, che nel 2015 è stata ufficialmente riconosciuta dalla FIGC.[86]
Lo stemma dell'Academy.
Nel mese di settembre del 2017 nasce il progetto "Academy Catanzaro Calcio", il cui fine principale è instaurare accordi di collaborazione tecnico-sportiva fra il Catanzaro Calcio e le società dilettantistiche calabresi, in modo da contribuire alla valorizzazione di giovani calciatori.[87][88] L'accordo di collaborazione prevede incontri di formazione, visite presso i campi da gioco, allenamenti dimostrativi, periodi di prova, attività di scouting e il diritto di opzione sui giovani calciatori.[89]
Diffusione nella cultura di massa
Corteo di tifosi del Catanzaro emigrati a Torino in occasione della seconda promozione in Serie A dei giallorossi, avvenuta nel 1976.
Soprannominato Regina del Sud e Timore del Nord negli anni 1970[2][3], il Catanzaro - citato alla voce "Giallorosso" dal Vocabolario della Lingua Italiana di Nicola Zingarelli[90] - ebbe un'importante popolarità fra gli emigrati calabresi e nella sua regione dopo essere arrivato in serie A[74].
Alla squadra fu dedicata la copertina dell'albo 1103 di Topolino, che il 16 gennaio 1977 raffigurò Orazio Cavezza con la maglia della squadra e circondato dai simboli della società[91]. Un'altra citazione del club appare nel film Io so che tu sai che io so: il protagonista, interpretato da Alberto Sordi, assiste in tv a una partita della sua squadra preferita, la Roma, e si inalbera per un gol di Edy Bivi[92]. La squadra è citata inoltre in due opere legate alla carriera di Massimo Palanca: l'autobiografia da lui scritta[93] e la puntata di Sfide dedicata all'attaccante lauretano
[94]. Nel periodo di maggior successo della squadra, a cavallo degli anni 1970 e 1980, furono scritti molteplici brani celebrativi.[53] La società dispone infine di una web TV dedicata[95].
Fra i tifosi "celebri", l'attrice torinese Claudia Penoni, la quale ha dichiarato in più occasioni di esser tifosa del Catanzaro, grazie alla passione trasmessale dal marito originario del capoluogo calabrese,[96][97] e il giornalista sportivo e radiocronista Giuseppe Bisantis, nato a Catanzaro.[98]
Allenatori e presidenti
Allenatori
Lo stesso argomento in dettaglio: Allenatori dell'Unione Sportiva Catanzaro 1929.
Le singole voci sono elencate nella Categoria:Allenatori dell'U.S. Catanzaro 1929.
Gli allenatori del Catanzaro sono stati 84, 78 dei quali italiani come il primo tecnico, Dino Baroni. Due invece gli ungheresi: il secondo allenatore, Géza Kertész, protagonista della prima promozione in serie B, e György Kőszegi. Il più longevo fu Riccardo Mottola, rimasto in carica dal 1938 al 1946[11]. Tuttavia, i più amati furono Gianni Seghedoni, che ottenne la prima promozione in serie A,[11] e Gianni Di Marzio, sotto la quale guida i calabresi conquistarono la seconda promozione[99]. A Dino Ballacci si deve infine la finale di Coppa Italia[100].
Di seguito la cronologia degli allenatori dall'anno di fondazione a oggi.[11][101]
Lo stesso argomento in dettaglio: Presidenti dell'Unione Sportiva Catanzaro 1929.
Le singole voci sono elencate nella Categoria:Presidenti dell'U.S. Catanzaro 1929.
La storia del Catanzaro è stata caratterizzata da 23 presidenti, il primo dei quali fu il marchese Susanna, rampollo di una famiglia nobile locale.[6][7][11] Il più longevo e amato fu Nicola Ceravolo, cui è intitolato lo stadio, che rimase alla guida della società per 21 anni, dal 1958 al 1979[103], partecipando tre volte alla Serie A e arrivando in finale di Coppa Italia[11]. Il secondo presidente più longevo fu Giuseppe Albano[103], numero uno del club fra il 1984 e il 1995. Dopo il suo addio alla presidenza, la società fu caratterizzata da numerosi cambi al vertice[104].
Di seguito la cronologia dei presidenti dall'anno di fondazione a oggi.[11][101]
Due calciatori del Catanzaro hanno invece ricevuto convocazioni nell'Italia Under 20: il primo fu nel 2005 Antonio Nocerino (10 presenze)[121], seguito da Cristian Agnelli (6 presenze)[122].
Raffaele Celia, infine, ha esordito nel 2014 nella nazionale under-16[123].
A queste convocazioni vanno aggiunte quelle di Andy Selva nella nazionale maggiore di San Marino (6 presenze)[124][125] e di Florian Myrtaj nella selezione albanese (3 presenze)[124][126].
Lo stesso argomento in dettaglio: Statistiche e record dell'Unione Sportiva Catanzaro 1929.
Partecipazioni ai campionati
In 81 stagioni all'interno delle leghe calcistiche nazionali della FIGC sia attuali che passate: la Lega Calcio, la Lega Pro, la Lega di IV Serie, la Lega Sud, il DDS. Il Catanzaro non fu ufficialmente attivo fra il 1939 e il 1945 per la crisi finanziaria di origine bellica:
Il Catanzaro esordì nel girone calabrese del campionato di terza divisione nel 1927: l'annata 2022-2023 è dunque la sua 90ª stagione sportiva. Fu nel 1930 che entrò per la prima volta nel calcio nazionale italiano, venendo promossa d'ufficio in Prima Divisione, l'allora terzo livello, nell'allora Direttorio Divisioni Superiori, l'antenato dell'odierna Lega Calcio. Dopo l'istituzione del girone unico nel 1929, il Catanzaro ha giocato 7 edizioni della Serie A, 28 della Serie B, 28 di Serie C e C1, 14 di Serie C2, 1 di IV Serie e 4 di Lega Pro Seconda Divisione.[11]
Nel corso dei 7 campionati di Serie A, il Catanzaro ha ottenuto per due volte consecutive il suo miglior piazzamento, ovvero il settimo posto, raggiunto nel 1980-1981 e nel 1981-1982. Il suo peggior piazzamento sul campo in massima serie è il 16º posto della stagione 1982-1983.[11]
Il Catanzaro, è la quarantottesima squadra che ha totalizzato il maggior numero di punti nella storia del campionato di Serie A,[128] e inoltre, insieme al Ravenna, è la squadra ad aver vinto più volte il Campionato di Lega Pro Prima Divisione, precisamente in tre diverse occasioni: nel 1984-1985, nel 1986-1987 e nel 2003-2004.
Per quanto concerne le coppe nazionali, il Catanzaro ha disputato 42 volte la Coppa Italia,[129] e in una sola occasione è arrivata in finale, nel 1965-1966, mentre per due volte ha raggiunto la semifinale, nel 1978-1979 e nel 1981-1982.[129] Sono invece 29 le partecipazioni alla Coppa Italia di Serie C e ai suoi antesignani.[11]
Per quanto riguarda le competizioni internazionali, il Catanzaro annovera una partecipazione alla Coppa delle Alpi nel 1960, che riuscì a conquistare in rappresentanza della federazione insieme ad altre sette formazioni italiane,[N 3][130] e una partecipazione alla Coppa Anglo-Italiana nel 1972, nella quale non superò il girone eliminatorio al cospetto della Roma e delle compagini inglesi dello Stoke City e del Carlisle United.[131]
Nella stagione 2011-2012, il Catanzaro ha stabilito diversi primati per quanto riguarda la storia della società: miglior rendimento casalingo e vittorie fra le mura amiche, reti fatte in campionato, vittorie totali in campionato, punti in classifica e vittorie esterne, numero di vittorie consecutive, numero di calciatori andati in gol e gare disputate durante l'arco della stagione.[132]
Adriano Banelli è il giocatore che con la maglia del Catanzaro detiene il record di presenze (336 in campionato).[133] Il calciatore che invece ha giocato più partite in Serie A è Claudio Ranieri (128 su 225 complessive), di cui la maggior parte da capitano.[134][135]
Il debuttante più giovane nella storia del club è Domenico Strumbo, che il 20 novembre del 2017 ha esordito in prima squadra a 16 anni, 9 mesi e 12 giorni: ciò gli ha consentito anche di diventare il giocatore più giovane a debuttare in Serie C, un record che ha mantenuto fino all'ottobre del 2021, quando Jacopo Surricchio del Teramo (esordiente a 15 anni e 279 giorni) ha stabilito un nuovo primato.[136]
Massimo Palanca è invece il calciatore che, con la maglia del Catanzaro, ha realizzato più gol in assoluto: con la casacca giallorossa in 11 anni, 331 presenze e 116 goal in campionato; 36 presenze e 20 gol in Coppa Italia.[16] Simone Masini è il calciatore che, dal 1953 a oggi, ha totalizzato il maggior numero di gol realizzati da un calciatore con la maglia del Catanzaro in una sola stagione, nel campionato 2011-2012 con 21 reti, tuttavia non riuscendo a conquistare il titolo di capocannoniere del torneo, traguardo raggiunto solamente da sei calciatori nella storia della società calabrese: il primo fu Gianni Bui, con 18 reti nel torneo di Serie B 1965-1966.[137][138]Massimo Palanca fu capocannoniere nel campionato di Serie B 1977-1978[137][138] e nella Serie C1 1986-1987[16][138]. Altri capocannonieri furono Pino Lorenzo nella Serie C1 1984-1985,[138] Paolo Mollica nella Serie C2 1991-1992[138][139] e Sebastián Bueno nella Serie C2 2006-2007.[138] In Coppa Italia lo stesso Palanca fu bomber principe nel 1978-1979.
Luca Scerbo, grazie al rigore realizzato il 7 dicembre 2011 nella sfida contro il Trapani valida per il secondo turno di Coppa Italia Lega Pro, è stato il primo, e finora unico, portiere ad aver realizzato una rete in maglia giallorossa.[142][143]
Tifoseria
Storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Tifoseria dell'Unione Sportiva Catanzaro 1929.
Nel periodo di maggior successo, quello della Serie A tra il 1970 e il 1983, il Catanzaro era la squadra che rappresentava e identificava tutta la Calabria, raccogliendo tifosi da ogni parte della regione. Grande seguito inoltre si registrava tra gli emigranti calabresi stabilitisi nel nord dell'Italia per le trasferte dei giallorossi durante il citato periodo in cui il sodalizio militava in massima serie.[147]
La Curva Massimo Capraro nel 2012.
A livello di tifoseria organizzata, il principale gruppo ultras al seguito delle aquile sono gli "Ultras Catanzaro 1973", conosciuti anche con la sigla UC '73. Il gruppo - che nel corso degli anni ha raccolto segni di stima e rispetto da molte tifoserie - è uno dei più longevi del panorama ultras nazionale.[148][149][150]
Gemellaggi e rivalità
Lo stesso argomento in dettaglio: Derby calcistici in Calabria.
I gemellaggi storici degli ultras giallorossi sono quelli con i barlettani, nato in occasione della promozione di entrambe le squadre in Serie B,[151][152][153][154] con i bresciani, nato negli anni 1980,[152][155][156] ma soprattutto con i fiorentini, risalente agli inizi degli anni 1980 e sancito subito dopo il secondo posto dei viola nel campionato di Serie A 1981-1982, molto sentito da ambedue le parti.[151][152][157][158]
Amicizia storica intercorre con i tifosi della Nocerina, nata quando i catanzaresi ospitarono i molossi allo stadio Nicola Ceravolo contro i rivali catanesi in occasione dello spareggio tra gli etnei e i rossoneri del campionato di Serie C 1977-1978, valido per la promozione in Serie B.[159] In Calabria, si hanno buoni rapporti con la tifoseria della Vibonese, avallati anche dalla massiccia presenza di tifosi giallorossi nella città ipponica e nel suo comprensorio.[152][160][161][162] Altri buoni rapporti degni di nota si hanno con i sardi di Olbia,[152][163] con i siciliani del Siracusa,[152][164] con gli austriaci dell'Austria Salisburgo[152][165] e gli spagnoli dell'Atlético Madrid.[166][167][168][169]
In passato ci fu un gemellaggio con i tifosi corregionali della Reggina (in particolare con il gruppo ultras "CUCN"), involutosi in una tiepida amicizia e successivamente in rivalità, nel 2017.[152][170][171]
Le principali rivalità sono quelle con il Cosenza,[151] con cui ci si scontra nel derby della Calabria, con il Catania,[151] a causa dello spareggio promozione descritto in precedenza tra i catanesi e i nocerini giocato a Catanzaro, e con il Messina.[151] La rivalità con i corregionali crotonesi è vissuta in modo tiepido dalla sponda catanzarese.[151][172] Altre rivalità degne di nota sono quelle con lametini, veronesi,[173] battipagliesi,[151]tarantini.[151]perugini,[174] aretini,[175][176][177][178] acesi,[151] casaranesi,[151] brindisini[179] e andriesi.[151]
Dr. Francesco De Santis - Direttore Responsabili Staff Sanitario Medici Sportivi 1ª Squadra e Settore Giovanile
Dr. Maurizio Caglioti - Medico Sociale
Dr. Giuseppe Stillo - Medico sociale
Pietro Luigi Lefosse - Fisioterapista
Felisiano Villani - Fisioterapista
Dr. Enzo Macrì, Dr. Roberto Ceravolo, Dr. Nicola Santacroce, Dr. Domenico Meddis, Dr. Giancarlo Valenti, Dr. Maurizio Puca, Dr. Franco Caglioti, Dr. Filippo Marino, Dr. Vincenzo Russo, Dr. Paolo Canino - Medici Specialisti
Note
Annotazioni
Dove per campionati vinti s'intende conclusi al primo posto, dato che le promozioni complessive della squadra sono in totale 14.
Tale scritta fu apposta sulle magliette in ricordo di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria assassinato a Locri il 16 ottobre 2005. Fonte: Luca Anania - catanzaro - 2005-2006, su museodelcalcio.com, http://www.museodelcalcio.com/. URL consultato il 25 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2016).
Lecce,, su paisemiu.com, http://www.paisemiu.com/, 19 settembre 2013. URL consultato il 15 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2014).
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