La Serie A 1960-1961 è stata la 59ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 29ª a girone unico), disputata tra il 25 settembre 1960 e il 10 giugno 1961 e conclusa con la vittoria della Juventus, al suo dodicesimo titolo, il secondo consecutivo.
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La stagione vide l'introduzione della Coppa Campioni d'Italia, tuttora il trofeo assegnato alla squadra vincitrice del campionato di Serie A.[1]
Avvenimenti
La Juventus del neoallenatore Gunnar Gren mantenne sulla maglia lo scudetto, ma la corsa per riuscirci si rivelò ardua; solo il girone di ritorno permise alla Vecchia Signora di arrivare prima. Non riuscì a vincere il titolo l'Inter guidata dall'ex allenatore del Barcellona, Helenio Herrera, alla sua prima stagione a Milano.
Lo juventino Omar Sívori, 25 reti in campionato e Pallone d'oro 1961.
Il campionato iniziò il 25 settembre 1960. I nerazzurri partirono bene, segnando 18 gol nelle prime quattro giornate. Il 23 ottobre si ritrovarono soli in testa, inseguiti da Juventus e Roma. Quando la squadra milanese perse a Padova, però, furono i capitolini a tentare la prima fuga: l'Inter li recuperò in testa a Natale. Intanto la Juventus stava accusando una flessione; il 1º gennaio 1961 scese al sesto posto, superata anche dal Milan, dal Bologna e dal neopromosso Catania. La Roma calò il ritmo e l'Inter riuscì a prendere piede: il 29 gennaio si laureò campione d'inverno a 26 punti con un vantaggio di 3 punti sui concittadini rossoneri e 4 sugli etnei, rivelazione della prima parte del torneo e che alla prima giornata di ritorno raggiunsero il secondo posto in classifica.[2]
I bianconeri iniziarono bene il girone di ritorno, vincendo cinque partite di fila e avvicinando l'Inter. Il 12 marzo la Juventus perse la classica di San Siro contro il Milan, ma l'Inter non seppe approfittarne venendo sconfitta sua volta dalla matricola Lecco. Fu la prima di quattro débâcle consecutive: i nerazzurri vennero battuti anche a domicilio dal Padova, per poi cadere nel derby e infine impattare contro la vivace Sampdoria del capocannoniere Brighenti (27 gol). La Juventus balzò in testa e il Milan occupò il secondo posto.
La rivelazione Sampdoria chiuse il campionato al quarto posto, all'epoca il miglior piazzamento della sua giovane storia, trascinata dai 27 gol del capocannoniere Sergio Brighenti (accosciato, primo da sinistra).
Il 16 aprile si giocò l'atteso Juventus-Inter: a Torino, la partita venne sospesa per un'invasione a bordo campo di tifosi entrati all'interno dello stadio senza biglietto; i nerazzurri ottennero in primo grado lo 0-2 a tavolino. La Juventus presentò ricorso: il successivo 3 giugno — vigilia dell'ultima giornata di campionato, con l'Inter a pari punti con la Juventus (46 a testa) — questo venne accolto dalla Commissione d'Appello Federale (CAF), che ordinò la ripetizione della gara e comminò alla società bianconera soltanto una multa.[3]
A quel punto tra le due squadre si creò una distanza di due punti, ma alla Juventus bastò un pareggio casalingo 1-1 contro il Bari per confermarsi campione d'Italia poiché l'Inter, nello stesso turno, perse inaspettatamente 2-0 a Catania, nella partita che diede origine all'espressione Clamoroso al Cibali! Il 10 giugno, in occasione del recupero di un derby d'Italia ormai ininfluente ai fini della classifica, il presidente nerazzurro Angelo Moratti ordinò a Herrera di schierare la squadra De Martino per protestare contro la decisione di far ripetere l'incontro, accusando inoltre la CAF di avere subito l'ingerenza del presidente della FIGC, Umberto Agnelli, anche alla testa del club torinese. La partita finì 9-1 per i neoscudettati, con un Omar Sívori che volle ugualmente «infierire» realizzando 6 gol;[4] per i milanesi segnò su rigore il diciottenne Sandro Mazzola, figlio di Valentino e futura bandiera nerazzurra.[4] L'Inter chiuse il campionato al terzo posto con 44 punti, dietro anche al Milan.
La Lazio finì in Serie B per la prima volta dall'introduzione del girone unico; con i capitolini, il Napoli, che perse le ultime quattro partite e si lasciò così sfuggire Udinese, Lecco e Bari. Proprio queste tre squadre furono costrette a lottare per evitare l'ultimo posto che condannava alla retrocessione. Alla fine scesero in B i pugliesi, sconfitti negli spareggi e già penalizzati per il campionato successivo di 6 punti a causa di un tentativo d'illecito nella gara contro i laziali.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Era in vigore il pari merito ed in caso di parità venivano effettuati i necessari spareggi.
Note:
Bari, Udinese e Lecco, in quanto a pari merito disputarono secondo il regolamento un triangolare di spareggi per decretare la terza retrocessa.
Sampdoria, Bologna e Torino furono iscritte d'ufficio alla Coppa Mitropa 1961 dalla Lega Calcio come società col maggiore bacino d'utenza fra quelle non qualificate alle tre coppe europee: ad esse fu inoltre aggiunta l'Udinese per questioni di vantaggio logistico rispetto alla manifestazione in oggetto.
Da segnalare i 6 gol messi a segno da Omar Sívori in Juventus-Inter 9-1 della 28ª giornata, che costituiscono il record di marcature in una singola partita di Serie A (in coabitazione con Silvio Piola). Quadriplette furono messe a segno da Eddie Firmani in Inter-Lazio 7-0 della 22ª giornata e Sergio Brighenti in Sampdoria-Inter 4-2 della 26ª giornata.
La Roma si qualificò sul campo alla successiva edizione della Coppa delle Fiere in qualità di detentrice. Le due milanesi furono invitate dal comitato organizzatore, come usanza all’epoca, in riconoscenza del peso economico del capoluogo meneghino, e in deroga alla norma della singola rappresentante per città, dato che l’alternativa, rappresentata dall’altro club capitolino, non era percorribile a causa della totale difficoltà agonistica in cui esso versava.
Bibliografia
Il Piccolo presso Biblioteca civica Vincenzo Joppi di Udine (per gli spareggi salvezza).
Fabrizio Melegari (a cura di), Almanacco illustrato del calcio - La storia 1898-2004, Modena, Panini, 2005.
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