La Coppa Italia, nota come Coppa Italia Frecciarossa per ragioni di sponsorizzazione,[1] è la principale coppa calcistica italiana, nonché la seconda competizione professionistica nazionale per prestigio dopo il campionato di lega. Il torneo si tiene sotto la giurisdizione della FIGC ed è riconosciuto di fatto come una "coppa federale", in maniera analoga alla FA Cup inglese, sebbene sia dal punto di vista organizzativo una "coppa di lega", similarmente all'English Football League Cup. La squadra detentrice della Coppa Italia può fregiare le proprie divise ufficiali, per i dodici mesi successivi la conquista del trofeo, con la coccarda italiana tricolore come simbolo identificativo dell'avvenuta vittoria.
Coppa Italia | |
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Altri nomi | Coppa Italia Frecciarossa |
Sport | Calcio |
Tipo | Club |
Federazione | FIGC |
Paese | Italia |
Organizzatore | Lega Serie A |
Titolo | Detentore della Coppa Italia |
Cadenza | annuale |
Apertura | agosto |
Chiusura | maggio |
Partecipanti | 44 squadre (dal 2021-2022) |
Formula | torneo a eliminazione diretta |
Sito Internet | Coppa Italia |
Storia | |
Fondazione | 1922 |
Numero edizioni | 76 |
Detentore | Inter |
Record vittorie | Juventus (14) |
Ultima edizione | Coppa Italia 2021-2022 |
Edizione in corso | Coppa Italia 2022-2023 |
Coccarda italiana tricolore | |
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La prima edizione del torneo si svolse nel 1922, e questa fu l'unica organizzata direttamente dalla Federcalcio. La competizione fu riproposta nell'annata 1926-1927 (edizione interrotta ai sedicesimi di finale), e successivamente fu riorganizzata a cadenza annuale dalla stagione 1935-1936: in questo duplice periodo il torneo fu gestito dal Direttorio Divisioni Superiori. La manifestazione ebbe un altro stop, a causa della seconda guerra mondiale, nel 1943, e riprese nel 1958 sotto l'egida della Lega Nazionale Professionisti sino all'edizione 2009-2010. Dal 2010-2011 la coppa è gestita dalla Lega Serie A.
Il record di titoli vinti appartiene alla Juventus, a quota quattordici trofei (di cui quattro consecutivi dal 2015 al 2018, a sua volta record); nella sua storia la competizione ha visto fin qui l'affermazione di sedici squadre diverse. Dal 1936, la formazione vincitrice della competizione ottiene, oltre al trofeo e ai benefici monetari di sorta, anche la qualificazione alle coppe europee; dal 2009, in palio c'è un posto in Europa League.[N 1] Dal 1988, il club detentore della coppa acquisisce inoltre il diritto a incontrare i campioni della Serie A nella Supercoppa italiana.
La nascita della Coppa Italia si inquadra nelle turbolente vicende che sconvolsero l'organizzazione del calcio italiano nel 1921. In quell'anno un profondo dissidio fra le grandi società e la Federazione Italiana Giuoco Calcio, relativo alla struttura del massimo campionato, portò alla secessione dei più importanti club in una lega indipendente, la Confederazione Calcistica Italiana.
Ritrovatasi con un torneo praticamente svuotato a livello tecnico, la Federcalcio decise di rimpolpare la stagione agonistica 1921-1922 proponendo una nuova competizione, parallela al campionato e a eliminazione diretta: fu così che il 2 aprile 1922 si disputarono i primi incontri della neonata coppa nazionale. Se però lo scarso fascino esercitato dalle deboli e perlopiù sconosciute società federali già creava grandi problemi al campionato, per l'edizione d'esordio della Coppa Italia l'interesse del pubblico si rivelò quasi nullo; il complicato meccanismo di ripescaggi e i continui ritiri fecero il resto sicché, dopo la vittoria dell'outsider Vado, formazione di seconda serie, maturata in finale sull'Udinese ai tempi supplementari, la nuova manifestazione non trovò spazio nelle riforme che nell'estate del 1922 sanarono lo scisma del calcio italiano.
Quattro anni più tardi, nella stagione 1926-1927 ci fu un tentativo di riproporla, che però finì con l'interruzione del torneo dopo poche giornate, per la mancanza di date disponibili. Intanto, tra gli anni 1920 e 1930 proliferarono nella penisola diverse competizioni minori, quali la Coppa CONI, la Coppa Arpinati e la Coppa dell'Italia Centrale, che tuttavia mancavano di quel carattere "nazionale" proprio della Coppa Italia.
Solo nel 1935, in seguito alla riduzione della massima categoria a 16 squadre e al conseguente maggior spazio in calendario, la Coppa Italia riprese in maniera stabile e continuativa. Il regolamento venne modellato su quello della Coppa d'Inghilterra: tutte le partite si disputavano in gara secca su di un campo designato per sorteggio; in caso di parità dopo gli eventuali tempi supplementari, veniva programmata una ripetizione del match a stadi invertiti.
Avevano accesso alla competizione tutte le società di Serie A, Serie B e Serie C, fra le quali i sodalizi di massima divisione entravano in gioco direttamente nel tabellone principale, mentre gli altri venivano scremati preliminarmente in una serie di turni eliminatori. Il tabellone principale prevedeva cinque turni di gara a partire dai sedicesimi; quanto alla finale, inizialmente si tentò di portare avanti l'idea del campo neutro mutevole di anno in anno, così come una sede fissa nella capitale d'Italia, Roma, tuttavia ben presto si virò verso la formula di una doppia sfida di andata e ritorno in casa delle due finaliste. La vincitrice della Coppa Italia acquisiva inoltre il diritto di partecipare, l'anno successivo, alla Coppa dell'Europa Centrale.
Il primo vincitore del rinnovato torneo fu il Torino, che batté l'Alessandria allo stadio Luigi Ferraris di Genova l'11 giugno 1936. Ai granata successero poi le più importanti società dell'epoca, ovvero il Genoa, la Fiorentina, l'Ambrosiana-Inter e la Juventus: rimane degno di nota il trionfo bianconero nell'edizione del 1937-1938, maturato in una finale che, per la prima volta nella storia della coppa, vide una stracittadina, quella di Torino, come atto conclusivo.
Fece scalpore nell'edizione 1940-1941 il successo del Venezia, compagine storicamente lontana dal calcio di vertice, che tuttavia in quegli anni vantava in rosa giocatori destinati a divenire in breve tempo affermati campioni, su tutti Ezio Loik e Valentino Mazzola. Proprio questi due emersero negli anni seguenti tra i punti di forza del Grande Torino, che nella stagione 1942-1943 chiuse la serie conquistando anche lo scudetto diventando così la prima società a vincere contemporaneamente i due maggiori trofei nazionali. Intanto nell'edizione precedente i concittadini della Juventus, dopo aver superato in finale il Milano, erano stati i primi ad aggiudicarsi la Coppa Italia per la seconda volta.
Il dramma del secondo conflitto mondiale interruppe la breve storia della manifestazione, e nel dopoguerra l'espansione della Serie A fino a 20 squadre non lasciò più spazio alla "piccola" coppa nazionale. Nella prima stagione postbellica (1945-46), non riuscendo ad organizzare un campionato a girone unico a carattere nazionale, le squadre settentrionali escluse dalla fase finale disputarono la Coppa Alta Italia, vinta dal Bologna.
La competizione tornò a disputarsi solo nel 1958, quando la Lazio superò nell'atto conclusivo la Fiorentina. La manifestazione, ora organizzata dalla Lega Nazionale Professionisti, venne riesumata alla luce del progetto di una nuova competizione europea, la futura Coppa delle Coppe, che si annunciava strutturata come l'ormai lanciata Coppa dei Campioni.
L'edizione del 1958 fu in realtà decisa a stagione iniziata: in vista del successivo campionato del mondo 1958 in Svezia, le date della Serie A 1957-1958, sia come inizio che come conclusione, erano state anticipate di tre settimane; la nazionale italiana, però, non si era nel frattempo qualificata, eliminata a sorpresa dall'Irlanda del Nord. Dunque, per tenere impegnate le squadre e i giocatori, fu anticipato di qualche mese il "progetto-coppa" già avviato per la stagione 1958-1959 — annata, quest'ultima, in cui la competizione iniziò dopo le vacanze estive, quando ancora non erano giunte a conclusione le finali dell'edizione precedente.
La tradizionale coccarda tricolore, simbolo della vittoria nella manifestazione, fu utilizzata per la prima volta dalla Lazio dopo il successo del 1958, e da allora adottata ufficialmente dalla Lega. Nel torneo del 1959-1960 vinto dalla Juventus, che realizzò in quella stagione il primo double della sua storia, debuttò il trofeo della Coppa Italia ancora oggi in uso, in oro e decorato alla base da smalti tricolori che richiamano le tinte della bandiera nazionale.[2]
La succitata Coppa delle Coppe vide ufficialmente la luce nella stagione 1960-1961, e fu sostanzialmente l'unico motivo per la rinascita della Coppa Italia; tale esigenza si rifletté sullo schema della competizione, strutturato affinché si svolgesse nel modo più rapido e meno ingombrante possibile: esclusi i sodalizi di Serie C, tutti i turni erano a eliminazione diretta in gara unica, e una serie di griglie eliminatorie permettevano alle grandi squadre di entrare in scena a tabellone molto avanzato.
Negli anni 1960, nonostante l'interesse del pubblico stentasse a decollare, nell'albo d'oro della coppa entrarono importanti società come la Roma e il Milan, inframezzate dalla sorprendente Atalanta vittoriosa nell'edizione del 1962-1963. Si segnalò anche l'impresa sportiva dei cadetti del Napoli, i quali nella stagione 1961-1962 divennero la seconda e fin qui ultima squadra, dopo il Vado, a fare sua la coppa pur non militando nella massima divisione calcistica.
Da ricordare infine, dall'edizione 1967-1968, la rilevante novità regolamentare dell'abolizione della canonica finale a due — come invece era sempre avvenuto dalla nascita fino alla stagione precedente — per far posto al cosiddetto "girone finale": le quattro squadre semifinaliste andavano ad affrontarsi in un girone all'italiana, al termine del quale il trofeo veniva assegnato alla formazione che totalizzava il maggior numero di punti.
Per rilanciare la manifestazione e richiamare il pubblico negli stadi, la FIGC, convinta che, a causa della sua formula, gli sportivi italiani non amassero la Coppa Italia quanto il campionato, decise di sostituire il tabellone a eliminazione diretta con una serie di gironi, approfittando della contemporanea riduzione della Serie A a 16 squadre e del maggior spazio derivatone in calendario.
Come accennato in precedenza, dapprima i raggruppamenti di quattro società furono impiegati addirittura per assegnare il trofeo in luogo della tradizionale finale; tuttavia la Federazione, accortasi dell'errore di aver eliminato il pathos dell'atto conclusivo, tornò ben presto sui suoi passi. Ciò fu lampante all'epilogo dell'edizione 1970-1971, quando l'arrivo di due squadre a pari punti al termine del "girone finale" portò alla necessità di un'ulteriore gara di spareggio in campo neutro per l'assegnazione del trofeo, di fatto una finale, peraltro risoltasi (per la prima volta nella storia della manifestazione) solamente ai tiri di rigore: la cosa spinse gli organizzatori a rispolverare la tradizionale finale unica già dalla successiva stagione 1971-1972.
Nella prima metà degli anni 1970 il torneo cambiò quindi nuovamente formula: dapprima, in precampionato, venivano formati sette gironi da cinque squadre con gare di sola andata. Alle vincitrici di tali raggruppamenti andava poi ad aggiungersi di diritto il club detentore della coppa, che in quanto tale godeva di un bye per entrare in gioco a tabellone inoltrato; le otto società rimaste venivano quindi distribuite in due gironi con gare di andata e ritorno, da disputarsi dopo la fine del campionato.
Le due capoliste si incontravano poi nella ripristinata finale unica, stavolta con sede fissa allo stadio Olimpico di Roma e alla presenza del presidente della Repubblica. L'atto conclusivo romano andò avanti fino all'edizione del 1979-1980; soltanto nelle stagioni 1976-1977 e 1978-1979 la finale si tenne lontano dalla capitale d'Italia, rispettivamente allo stadio San Siro di Milano e allo stadio San Paolo di Napoli.
La squadra più vincente degli anni 1970 fu il Milan, che riuscì a cucirsi la coccarda sul petto in tre occasioni su cinque finali disputate, l'ultima delle quali, nel 1977, vide il sodalizio rossonero togliersi la soddisfazione della vittoria in un derby di Milano contro l'Inter; questa si rifece nell'edizione seguente, interrompendo nell'occasione un digiuno di coppa che in casa nerazzurra durava da ben trentanove anni. In precedenza, una nobile decaduta come il Bologna seppe sfruttare il palcoscenico della coppa per rinverdire il suo blasone, con due affermazioni nella prima parte del decennio. Da segnalare anche gli exploit del Palermo che, pur militando in Serie B, in questi anni 1970 arrivò a disputare ben due finali.
Il rinnovato successo delle coppe europee spinse a ripensare nuovamente il formato della Coppa Italia, introducendovi turni a eliminazione diretta con regola dei gol in trasferta: il mutamento iniziò nel 1979, quando con questo metodo vennero disputati i quarti e le semifinali, per poi essere esteso alla finale due anni dopo, e agli ottavi nel 1982 in concomitanza con la riammissione dei sodalizi di Serie C1 alla manifestazione.
Come accennato poc'anzi, a partire dall'edizione 1980-1981 venne riformata la finale, ora strutturata come agli albori in gare di andata e ritorno, assegnando il trofeo alla squadra che si aggiudicava il doppio confronto e con la regola in cui, in caso di parità di risultati e di differenza reti tra le due finaliste, la vittoria veniva conferita alla formazione che aveva siglato il maggior numero di gol fuori casa; in caso di ulteriore parità, la finale di ritorno vedeva l'epilogo ai tempi supplementari e eventualmente ai tiri di rigore: tale formula proseguì immutata fino all'edizione del 2006-2007.
Gli anni 1980 videro l'egemonia sportiva della Roma e della rampante Sampdoria, che trionfarono rispettivamente in quattro e tre occasioni; con il successo nell'edizione 1987-1988 i doriani furono inoltre i primi a guadagnarsi, assieme alla qualificazione europea, anche l'accesso a una nuova competizione nazionale, la Supercoppa italiana, che dal 1988 contrappone i detentori del campionato di Serie A a quelli della Coppa Italia.[3]
Dopo due stagioni sui generis per i Giochi della XXIV Olimpiade di Seoul 1988, e per il campionato del mondo 1990 organizzato dall'Italia, il modello continentale trovò totale applicazione dal 1990, allorquando la Coppa Italia si strutturò con un turno eliminatorio e cinque turni di tabellone principale, tutti disputati secondo le medesime regole europee.
I successivi anni 1990 furono segnati da prime volte e storici ritorni al successo. La stagione 1991-1992 vide la prima affermazione assoluta del Parma, coriacea "provinciale" che visse in questo decennio una fulminea ascesa al calcio di vertice, nazionale ed europeo, seguita dodici mesi dopo dall'ultimo colpo di coda del Torino, nuovamente vittorioso nella coppa nazionale dopo oltre vent'anni. La successiva edizione 1993-1994 fu anche l'ultima, fin qui, a vedere l'exploit di una formazione cadetta, quello dell'Ancona finalista.
A metà del decennio toccò alla Fiorentina interrompere a sua volta un digiuno ventennale, mentre ben più rilevante fu l'affermazione della Lazio nell'edizione 1997-1998, quando i biancocelesti tornarono a scrivere il proprio nome nell'albo d'oro a quaranta anni esatti dal successo nell'edizione della rinascita. Un anno prima, il piccolo Vicenza aveva rinverdito i fasti di Vado, Venezia e Atalanta salendo sul gradino più alto della competizione, per quello che rimane l'ultimo trionfo di una provinciale nella manifestazione.
In questa fase finale del XX secolo il torneo, pur senza raggiungere alti picchi d'interesse, seppe raccogliere discreti successi di pubblico; nonostante ciò, i cambiamenti decretati dalla UEFA alle proprie manifestazioni contribuirono ad affossare nuovamente la manifestazione.
L'abolizione della Coppa delle Coppe nel 1999, e il contestuale allargamento dei criteri di ammissione alla Champions League, tolsero la principale ragion d'essere nonché spazio alla Coppa Italia, cui peraltro non diede rimedio il diritto all'accesso in Coppa UEFA per la vincitrice della manifestazione, poiché tale obiettivo poteva essere raggiunto più facilmente attraverso un piazzamento in campionato.
Alla perdita di interesse nei confronti della coppa seguì anche un ridimensionamento della sua formula: vi partecipavano tutte le squadre di Serie A, di Serie B e le migliori dieci di Serie C1. La prima fase era a gironi di sola andata con quattro formazioni, ai quali partecipavano le peggiori due società di A e quelle delle serie inferiori; si qualificavano le vincitrici di ogni gruppo. La seconda fase era un turno eliminatorio con gare di andata e ritorno tra le otto qualificate e altrettanti club di A non impegnati in Europa. Il tabellone principale comprendeva poi quattro turni d'andata e ritorno.
In questi anni il torneo andò incontro a un costante declino. Nel 2005 si pensò di introdurre un elemento di novità strutturando le eliminatorie in gara secca tra le dodici società di massima categoria non qualificate alle coppe continentali, quelle di cadetteria e 30 di terza serie; neanche queste innovazioni seppero riportare il pubblico negli stadi della competizione, in cui le squadre schieravano spesso le seconde linee delle proprie rose.
Tuttavia l'ennesimo cambiamento regolamentare, varato nel 2007 in occasione della sessantesima edizione del torneo, con la riduzione dell'organico alle sole società di Serie A e B nonché la reintroduzione della finale in gara unica da disputarsi stabilmente all'Olimpico di Roma, sembrò rilanciare la manifestazione.[4] Nel 2008 ci fu poi un'ulteriore modifica organizzativa, che allargò nuovamente la competizione alle squadre delle serie minori nel contesto di un tabellone "tennistico", con tutti i turni in gara unica eccezion fatta per le semifinali, disputate da allora con la formula di andata e ritorno.
Gli anni 2000 furono caratterizzati dalla doppietta della Lazio, nonché soprattutto dall'acceso dualismo tra Inter e Roma: questa partita fu per ben cinque volte — quattro delle quali consecutive — lo scenario della finale, con i nerazzurri che si aggiudicarono tre trofei contro i due dei giallorossi; i meneghini, in particolare, con la vittoria nell'edizione 2004-2005 tornarono a cucirsi la coccarda al petto a ventitré anni dall'ultima volta.[5] Nell'edizione 2002-2003 erano stati invece i concittadini del Milan, a porre fine a un digiuno di coppa lungo ventisei anni.
La prima metà degli anni 2010, apertasi con una nuova vittoria dell'Inter a suggello dei fasti della passata decade, vide il ritorno al successo di due club da tempo lontani dall'affermazione in Coppa Italia. Nell'edizione del 2011-2012 il Napoli sollevò nuovamente il trofeo a venticinque anni dal precedente trionfo,[6] mentre nella stagione 2014-2015 fu la Juventus a porre fine a un digiuno lungo vent'anni, divenendo nell'occasione la prima squadra a toccare la doppia cifra nell'albo d'oro della manifestazione:[7] proprio i bianconeri finiranno per egemonizzare la coppa nella seconda metà del decennio, inanellando una striscia-record di quattro vittorie consecutive[8] su sei finali. In precedenza, l'atto conclusivo dell'edizione 2012-2013 aveva visto per la prima volta il derby di Roma assegnare un trofeo ufficiale, con la Lazio a cucirsi la coccarda al petto.[9]
Il decennio si chiuse con l'edizione 2019-2020, che, a causa di uno stop forzato dettato dalla sopraggiunta pandemia di COVID-19, vide la sua formula modificata in itinere, concludendosi con la terza affermazione napoletana nella decade.
Il decennio iniziò con la Juventus che rimarcò il proprio primato nell'albo d'oro col successo nell'edizione 2020-2021.
Per la stagione successiva, il numero di squadre partecipanti fu ridotto da 78 a 44 a seguito del cambio di formula della competizione, riservando la partecipazione alla coppa nazionale solamente alle squadre di Serie A e B, più quattro di Serie C:[10] l'edizione vide l'ottavo trionfo della storia per l'Inter, tornata a fregiarsi della coccarda dopo undici anni, vittoriosa in finale ancora contro i succitati bianconeri.
La formazione che vince il trofeo ottiene, per la stagione seguente, la qualificazione alla fase a gironi dell'Europa League. Qualora la squadra trionfante abbia invece già ottenuto la qualificazione in Champions League, ad accedere all'Europa League è quella che originariamente si era qualificata in Conference League, il cui posto è a sua volta sostituito dalla migliore esclusa dalla zona Europa in campionato.
Dalla stagione 2021-2022 la formula del torneo è così strutturata[10]:
Inoltre, dall'introduzione della finale unica, un artista esegue l'inno nazionale italiano prima del fischio d'inizio.
Il trofeo originale della prima edizione della Coppa Italia, vinta nel 1922 dal Vado, andò distrutto durante il ventennio fascista; la FIGC ne realizzò una copia nel 1992, in occasione dei settanta anni dalla vittoria vadese nella manifestazione, attualmente esposta nella sede della Cassa di Risparmio di Savona a Vado Ligure. Come la precedente, anche la coppa in palio dal 1936 al 1943, così come quella in uso dal 1958 al 1959, erano stilisticamente molto differenti dalla versione attualmente conosciuta.[11]
Nonostante la ripresa in pianta stabile della competizione si fosse concretizzata già da un paio d'anni, è solo nel 1960, più precisamente il 30 maggio, che la Lega Nazionale Professionisti, in vista dell'atto conclusivo della dodicesima edizione, decise di commissionare il trofeo odierno: fabbricato in oro puro, la nuova coppa, la cui realizzazione venne affidata a un'azienda specializzata milanese, aveva all'epoca un valore di due milioni e mezzo di lire.
Da allora, il trofeo originale è destinato a rimanere in consegna ai vincitori per un anno intero, prima di essere restituito alla Lega;[12] contestualmente, il club detentore ne riceve in cambio una copia di minor valore — realizzata dapprima in similoro, e in seguito in argento[12] — da conservare nella propria bacheca (a titolo equitativo, nel '60 vennero ex post consegnate tali copie anche alle due passate vincitrici del secondo dopoguerra, la Lazio e la Juventus).[14]
Dalla stagione 1963-1964 la Lega ha affiancato alla canonica Coppa Italia anche la Coppa Renato Dall'Ara, istituita per commemorare la memoria dell'eponimo presidente bolognese scomparso nel 1964, e assegnata sempre alla formazione vincitrice della manifestazione.[12] Inizialmente, anche quest'ultimo trofeo veniva consegnato in campo durante la cerimonia di premiazione, tuttavia col tempo tale consuetudine è andata perdendosi, fino all'abolizione del trofeo con la decima consegna a un club (Juventus) al termine dell'edizione 2020-2021.[13]
Per il 2010-2011 la Lega Serie A e il Ministero della Difesa raggiunsero un accordo per intitolare l'edizione al concomitante centocinquantennale del Risorgimento;[15] a tal proposito, alla squadra vincente (Inter) vennero assegnati tre trofei: oltre alla Coppa Italia e alla Coppa Dall'Ara, la compagine nerazzurra ricevette anche la speciale Coppa del 150º anniversario dell'Unità d'Italia.[16][17]
Oltre al trofeo sopracitato, la squadra detentrice della Coppa Italia può inoltre sfoggiare sulle proprie divise ufficiali, sempre per i dodici mesi successivi la conquista del trofeo, una piccola coccarda tricolore come simbolo identificativo dell'avvenuta vittoria,[12] in maniera del tutto simile a quanto avviene con lo scudetto per le formazioni campioni d'Italia.[18][19]
La coccarda, cucita per la prima volta nella stagione 1958-1959 sulle maglie della Lazio che aveva vinto la precedente edizione della coppa, si caratterizzava inizialmente per il cerchio esterno colorato di rosso, quello intermedio di bianco e quello interno di verde: questa tipologia venne usata fino alla stagione 1984-1985. Dall'anno successivo, ovvero dal 1985-1986, venne usato il modello col cerchio esterno verde, quello intermedio bianco e quello interno rosso: la diversa tipologia di coccarda venne cucita per la prima volta sulle maglie della Sampdoria, vincente nella precedente edizione della manifestazione. La coccarda con l'esterno rosso rifece temporaneamente la propria ricomparsa sulle maglie della Samp, nella stagione 1988-1989, e della Juve, nelle prime partite dell'annata 1990-1991. Infine, a partire dalla stagione 2006-2007, è stata ripristinata definitivamente l'originaria tipologia.
Precedentemente all'ideazione della coccarda, durante il periodo interbellico, alla squadra detentrice della Coppa Italia già spettava sfoggiare sul petto un fregio distintivo del titolo conseguito: questo non era però la coccarda che verrà inventata nel '58, bensì uno scudetto — "retrocesso" in questo caso alla coppa nazionale — inglobante al suo interno un fascio littorio (quest'ultimo, per via del regime fascista al tempo al potere nel Regno d'Italia), utilizzato dall'edizione 1935-1936 a quella del 1942-1943;[20] in quegli anni, infatti, il simbolo della vittoria del campionato italiano era divenuto la croce sabauda accompagnata dal fascio, lo stesso all'epoca presente sulla maglia azzurra della nazionale calcistica italiana.
Elenco dei vincitori delle 75 edizioni della Coppa Italia disputate dal 1922 al 2022.[21]
Squadra | Vittorie | Secondi posti | Finali disputate | Gironi finali disputati |
---|---|---|---|---|
Juventus | 14 | 7 | 21 | 0 |
Roma | 9 | 8 | 17 | 1 |
Inter | 8 | 6 | 14 | 1 |
Lazio | 7 | 3 | 10 | 0 |
Fiorentina | 6 | 4 | 10 | 1 |
Napoli | 6 | 4 | 10 | 1 |
Milan | 5 | 9 | 12 | 2 |
Torino | 5 | 8 | 10 | 4 |
Sampdoria | 4 | 3 | 7 | 0 |
Parma | 3 | 2 | 5 | 0 |
Bologna | 2 | 0 | 1 | 2 |
Atalanta | 1 | 4 | 5 | 0 |
Genoa | 1 | 1 | 2 | 0 |
Venezia | 1 | 1 | 2 | 0 |
Vado | 1 | 0 | 1 | 0 |
Vicenza | 1 | 0 | 1 | 0 |
L'accoppiata tra scudetto e Coppa Italia, il cosiddetto double nazionale, si è verificata in undici occasioni: sei volte con la Juventus, nel 1959-1960, nel 1994-1995, e nelle annate 2014-2015, 2015-2016, 2016-2017 e 2017-2018; due volte con l'Inter, nel 2005-2006 e nel 2009-2010; una volta ciascuno è stata invece appannaggio del Torino nel 1942-1943, del Napoli nel 1986-1987 e della Lazio nel 1999-2000. Per quanto concerne i casi di double continentali, questi si sono realizzati in sei occasioni: la Fiorentina nel 1960-1961 ha vinto contemporaneamente la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe, binomio bissato poi dal Milan nel 1972-1973; la Juventus nel 1989-1990 ha affiancato alla coppa nazionale la Coppa UEFA, cosa riuscita in seguito anche al Parma nel 1998-1999; ancora il Milan nel 2002-2003 ha fatto sue assieme la Coppa Italia e la Champions League, imitato dai cugini dell'Inter nel 2009-2010. In questa stagione si è inoltre verificato l'unico caso di treble per una squadra italiana, col club nerazzurro capace di conquistare Coppa Italia, scudetto e Champions League.
Nell'ambito dei record, la Juventus è stata l'unica a vincere quattro edizioni consecutive della Coppa Italia, dal 2014-2015 al 2017-2018.[8] Il Napoli nel 1987 si aggiudicò la manifestazione vincendo tutte le tredici gare disputate; record poi eguagliato dalla Fiorentina nel 1995-1996, dall'Inter nel 2010 e dalla Juventus nel 2017-2018, ma con un numero inferiore di partite giocate. Ancora il Napoli nel 1961-1962, assieme al Vado vincitore della prima edizione, sono le due sole società ad aver conquistato il trofeo non militando in massima divisione. In tre occasioni, infine, l'atto finale della competizione ha visto affrontarsi in un derby due squadre della stessa città: Juventus-Torino nel 1937-1938, Milan-Inter nel 1976-1977 e Roma-Lazio nel 2012-2013.[22]
Il Milan è la squadra che complessivamente ha perso il maggior numero di finali/gironi finali nella competizione, concludendola al secondo posto per 9 volte. Il Verona e il Palermo detengono il record negativo del numero di sconfitte (3) a fronte di nessun successo nelle finali disputate. In totale sono dieci le squadre che sono state sconfitte in finale senza essere mai riuscite a vincere il trofeo: oltre alle due precedenti, Udinese, Alessandria, Novara, SPAL, Padova, Catanzaro, Ancona sono state sconfitte nell'unica finale disputata; a queste va aggiunto il Cagliari che giunse secondo nel girone finale dell'edizione 1968-1969.
Inoltre la Juventus nell'edizione 2017-2018 ha vinto tutte le partite della competizione senza subire reti.
Primi 10 giocatori per numero di reti assolute in Coppa Italia:
Primi 10 giocatori per numero di presenze assolute in Coppa Italia:
Dall'edizione 1998-1999[23] a quella 2017-2018 la Coppa Italia ha assunto ininterrottamente, e per la prima volta nella sua storia, una denominazione commerciale, quella di TIM Cup. Dal 2018 al 2022 la competizione torna a utilizzare il proprio logo istituzionale, privo di sponsorizzazione; fanno eccezione le semifinali di ritorno e la finale dell'edizione 2018-2019, in cui TIM è tornata a essere brevemente title sponsor;[24] la finale dell'edizione 2019-2020, che ha assunto il nome commerciale di Coppa Italia Coca-Cola;[25] quella dell'edizione 2020-2021, denominata TIMVISION Cup;[26] l'edizione 2021-2022 denominata, a partire dai sedicesimi di finale, Coppa Italia Frecciarossa,[27] così come dall'edizione 2022-2023 a seguire.[1]
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